Frutta nelle scuole rimandato a settembre

Il programma del Mipaaf necessita di qualche aggiustamento

Frutta nelle scuole rimandato a settembre
"Babbo, ti ho portato un po' di frutta da fotografare per Italiafruit". Così l'altra sera mi ha accolto a casa mia figlia di otto anni. In mano un vassoio con quattro mele Golden di piccolo calibro, un po' ammaccate - e la causa non è il trasporto nello zaino - e dall'aspetto poco invitante. Dicono che i bambini siano la bocca della verità: a casa nostra, per deformazione personale, si parla spesso di ortofrutta e la piccola di casa fa spesso da cavia per assaggiare nuovi frutti, specialmente le mele di cui è ghiotta. Ma se pure lei si è accorta che c'è qualche cosa che non va in quei frutti, come si può pensare che distribuirli a scuola possa far scattare la scintilla tra i bambini e l'ortofrutta?

Il programma Frutta nelle Scuole - promosso dall’Unione Europea realizzato dal Ministero delle Politiche Agricole - almeno in Emilia-Romagna ha avuto un vero e proprio rush finale: nelle ultime settimane potevamo quasi evitare di comprare frutta - se quella distribuita fosse stata buona - perché tra mele e kiwi in pochi giorni abbiamo fatto il pieno.

Se l'idea è quella di stimolare il consumo di frutta, magari come merenda a scuola, che senso ha distribuire una confezione con seicento grammi di kiwi? Un frutto non semplice da consumare su un banco di scuola, se non altro perché va tagliato e sbucciato.



E poi questa frutta infilata quasi a forza negli zaini dei bambini senza nessuna spiegazione, nessun racconto, nessun coinvolgimento... Difficile pensare di raggiungere lo scopo del programma, cioè incrementare il consumo dei prodotti ortofrutticoli e di accrescere la consapevolezza dei benefici di una sana alimentazione. Per il prossimo anno scolastico qualche aggiustamento sarebbe quantomeno necessario.

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