«Susine, per noi sono il frutto del futuro»

Sapore di Romagna investe in varietà dolci e innovative. Inaugurato il nuovo stabilimento

«Susine, per noi sono il frutto del futuro»
Un nuovo stabilimento, una solida esperienza cooperativa alla spalle e tante idee per il futuro. Ecco come cresce la cooperativa Sapore di Romagna di Forlì, specializzata nella produzione e commercializzazione di drupacee e kiwi, che è stata ricostruita daccapo dopo esser stata rasa al suolo da un incendio nel 2016.


Luca Canonici, presidente della cooperativa Sapore di Romagna
e dell'organizzazione di produttori Biop

Tra i driver di sviluppo individuati dall’azienda c’è sicuramente quello dell’innovazione varietale, che sta testando per le drupacee, susine in primis. L’impresa ha appena costruito un club per promuovere nuove varietà di susine dolci e innovative: finora sono stati messi a dimora 2 ettari che saranno poi visionati dagli agricoltori. “La coltura in cui vediamo più futuro sono le susine – spiega Luca Canonici, presidente della cooperativa – abbiamo deciso di investire in questo prodotto perché ha delle caratteristiche uniche, può esprimere dei sapori che altri frutti non hanno in termini di dolcezza, aromi e conservabilità”. E continua: “Siamo al primo anno di produzione con la varietà Tasty Sweet e dalla prossima campagna il prodotto esordirà sui mercati. Si tratta di una susina estiva pronta da fine luglio e dalla durata di circa 40 giorni fino a settembre, prima di passare ad Angeleno. Questo frutto può superare i 20 gradi Brix con aromi molto particolari, ha una conservabilità fino a 30 giorni senza compromessi sulla qualità e presenta un nocciolo molto piccolo”.



Oltre che sulle susine, l’azienda continua a investire sull'innovazione varietale anche per pesche e nettarine. Attualmente Sapore di Romagna ha messo a dimora pesche e albicocche in tutta Italia, oltre a rifornirsi dai produttori di fiducia. “Con i conferitori abbiamo instaurato un clima di fiducia – dice il presidente - questi a loro volta capiscono la nostra volontà di fare sempre meglio”.
Per quanto riguarda le albicocche e le nettarine, gran parte della produzione arriva dalla Basilicata, in particolare dalla zona del Metaponto, oltre che dall’areale pugliese di San Ferdinando per le varietà più precoci.



“Con una campagna agli esordi, possiamo contare su una base di produttori che ci danno fiducia – dice Canonici – e questo per noi è molto importante. Il mese di giugno sarà complicato da affrontare: il prodotto italiano ci sarà dappertutto ma continuerà anche la forte presenza spagnola. Da luglio in poi le cose saranno diverse: le zone produttive spagnole a concorrenza diretta con l’Emilia Romagna sono state colpite dal maltempo e probabilmente rallenteranno la produzione. Da parte nostra, è fondamentale garantire una continuità dell’offerta di prodotto”.



Per quanto riguarda i kiwi, l’azienda fa parte del consorzio Jingold: “Stiamo mettendo a dimora diversi ettari e coinvolgiamo aziende in tutta Italia, probabilmente tra tre anni diventeremo anche confezionatori”, sottolinea Canonici.

Il nuovo stabilimento, che impiega uno staff di 60 persone, è stato elaborato sulla base delle esperienze aziendali: ad accogliere i frutti c’è una tettoia per lo scarico coperta che protegge da pioggia, sole e temperature alte. A seguire, i prodotti passano in una cella per l’abbattimento della temperatura, che viene mantenuta tale durante tutto il processo di lavorazione e distribuzione.
Sapore di Romagna ha investito anche su nuovi macchinari: durante la fase di calibratura dei frutti viene azionato anche un visore ottico, che seleziona e scarta in maniera automatica il prodotto.
“Cerchiamo di limitare il più possibile i passaggi della frutta nei macchinari e ridurre gli sbalzi termici per stressare il meno possibile il prodotto”, dicono dall’azienda. A comporre il magazzino anche una macchina customizzata: “ci permette di essere flessibili per diverse tipologie di imballaggio e per tutelare la delicatezza del frutto, in modo da adeguarci alle varie esigenze del mercato”.



Diversi i canali distributivi dell’azienda, che commercializza con Gdo, ingrosso e commercio estero, soprattutto in America e in Egitto. “Se tempo fa non avessi deciso di forzare le vendite oltremare, ora ci troveremo in serie difficoltà – dice Canonici – soprattutto adesso che con il conflitto in Ucraina la gestione dei confini europei è sempre più difficile. Continueremo ad investire sull’America, anche se è sempre più complicato fare i conti con i rincari: oggi un container costa fino a 4/5 volte di più rispetto ad anno scorso”.

Oltre ad essere una cooperativa, l’azienda è anche una Op e ingloba la società agricola Canonici fratelli e figli: “Ricopriamo le tre fasi della parte strutturale del mondo aggregativo – dice Canonici – in questo modo siamo vicino agli agricoltori, a cui prestiamo anche assistenza in campagna: è la vicinanza ai produttori la vera chiave per andare avanti. Cerchiamo di operare una semplificazione continua per i produttori - conclude Canonici - in modo da far valere sempre di più le loro richieste, anche a livello europeo”.


Il bosco di Paulownia ben visibile dall'azienda

L’attenzione dell’azienda è molto alta anche in termini di sostenibilità: lo stabilimento di Forlì è dotato di impianto fotovoltaico, mentre costeggia l’azienda un bosco di 10 ettari di Paulownia: “Si tratta di una fonte di legno rinnovabile, che in futuro riusciremo a sfruttare direttamente – illustrano dall’azienda – è un segno tangibile del nostro impegno per l’ambiente”.

Copyright 2022 IFN Italiafruit News