«Invitiamo il ceo di Syngenta nei nostri campi»

Il produttore Cavallotto (Altalanga): «Sfatiamo le false credenze sul biologico»

«Invitiamo il ceo di Syngenta nei nostri campi»
Il dibattito sul biologico innescato nei giorni scorsi dal ceo di Syngenta Erik Fyrwald (clicca qui per approfondire) fa discutere tutto il settore. Se la casa sementiera ha in seguito precisato come l'unica soluzione possibile sia un'integrazione tra i modelli di agricoltura (clicca qui per leggere l'articolo), diversi produttori si sono espressi sul tema proponendo la loro personale visione delle cose.

Fra questi anche Gian Franco Cavallotto (foto in apertura), contitolare dell’azienda agricola Altalanga di Alba (Cuneo), della cui riflessione riportiamo un riassunto.


Un noccioleto dell'azienda Altalanga

In relazione alle dichiarazioni rese dal ceo di Syngenta, Erik Fyrwald, in merito alla necessità di ‘rinunciare’ all’agricoltura biologica, sento il dovere/diritto di rivolgere alcune obiezioni nella mia veste di imprenditore agricolo biologico. Ritengo di parlare nell’interesse di tanti agricoltori bio che si sentono danneggiati dal commento del manager di Syngenta. Sono contitolare con mio figlio di un’azienda corilicola di 55 ettari di noccioleti bio sulle colline dell’Alta Langa fondata da zero nove anni fa, con grande caparbietà stiamo sviluppando il nostro progetto biologico con successo, anche grazie al fatto che la nostra è stata la prima azienda del territorio a filiera bio”.

Il produttore specifica quanto la sua opinione sul biologico diverga da quella di Fyrwald, per diversi motivi.
Innanzitutto – spiega - essendo la nocciola una coltura arborea, bisogna distinguere tra corileto appena impiantato e corileto già in produzione: nel primo caso poco cambia rispetto al convenzionale, nel secondo passando dal convenzionale al bio, esiste un problema di minor produzione per i primi tre anni. La pianta passa infatti da un sistema di alimentazione con sostanze chimico-minerali a un sistema con sostanze a matrice organica di provenienza naturale, risentendo di uno stress di adattamento per circa tre anni con conseguente calo di produzione (in ogni caso mai del 50%). Dopo questo periodo, la produzione è identica e, a medio-lungo termine, anche superiore grazie al maggior benessere della pianta".


Le nocciole prodotte dall'azienda

E conclude: “Ci lascia perplessi leggere che ‘il bio danneggia anche il clima, poiché i campi vengono solitamente arati, procedura che aumenta l’emissione di anidride carbonica’. Invito il top manager a visitare i nostri noccioleti a fine luglio/inizio agosto per verificare de visu quanto da noi asserito”.

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