Il Carciofo spinoso sardo Dop in cerca di nuovi mercati

Il direttore Cherchi: «Puntiamo sulla quinta gamma per il consumo moderno»

Il Carciofo spinoso sardo Dop in cerca di nuovi mercati
Vera e propria eccellenza della Valle del Coghinas, il carciofo spinoso sardo ha iniziato la sua ricerca di nuovi mercati commerciali. E lo fa presentandosi ai buyers internazionali presenti alla fiera Fruit Logistica di Berlino. Per capire i punti di forza di questo eccellente prodotto, abbiamo intervistato Carlo Cherchi, direttore del consorzio di tutela e promozione del carciofo spinoso sardo.

Direttore com’è oggi la composizione del consorzio? E quali sono gli obiettivi futuri?
A comporre il nostro consorzio ci sono 14 aziende di confezionamento e una trentina di produzione. Il nostro obiettivo primario è sicuramente quello di allargare i nostri contatti commerciali nel nord Europa: ad ora il nostro carciofo può contare su un mercato molto limitato, le cui vendite sono concentrate in Lombardia, Piemonte e Liguria, oltre che in qualche punto vendita emiliano e fiorentino. Ci piacerebbe sviluppare la nostra presenza anche alle regioni del Nord Est Italiano mentre è più difficile affermarsi nelle regioni del Centro Sud, considerato che possono già contare sui loro prodotti tipici (come la mammola a Roma e il Violetto in Puglia).



Quali sono le caratteristiche che rendono unico il vostro prodotto?
Come si può dedurre dal nome, il nostro carciofo si distingue dagli altri per le sue spine. Anche se potrebbe assomigliare al prodotto siciliano, la sua differenza è determinata dal gusto particolare ed equilibrato: è un mix perfetto in cui i carboidrati bilanciano la presenza dei polifenoli. Ed è uno dei pochi carciofi che può essere gustato crudo. Stiamo già facendo quinta gamma con i carciofi lavorati e confezionati con la tecnologia Skin: considerato che il prodotto non è facile da maneggiare, vogliamo adattarci al consumo moderno. 



La campagna commerciale è giunta ormai al termine. Un commento complessivo?
La stagione è davvero agli sgoccioli, ci manca appena un mese e mezzo. Si è trattato di una campagna molto particolare: siamo partiti tardissimo ovvero ai primi di dicembre, quando gli altri anni partivamo solitamente a metà novembre. Poi da gennaio abbiamo avuto dei buoni numeri fino ad un boom produttivo. Come numero di pezzi totali raccolti, la campagna sarà molto simile a quella di anno scorso, per quanto nel 2021 abbiamo fatto i conti con i problemi meteorologici. In generale, vendiamo da due anni molto difficili con produzioni basse. Le aziende stanno lavorando discretamente e il prezzo è soddisfacente: consideriamo che sul mercato il nostro carciofo è quello che raggiunge le quotazioni maggiori. Anche se dobbiamo fare i conti con la produttività: una pianta di spinoso produce al massimo 5 capolini mentre altre piante sono in grado di raddoppiare la produzione.

In termini qualitativi, quali sono i vostri investimenti?
Stiamo puntando molto su sostenibilità: molte aziende dichiarano già il residuo zero sulle loro confezioni. I prossimi step saranno relativi ad una certificazione di irrigazione: grazie a specifici sistemi automatici, siamo in grado di aprire i settori irrigui solo quando c’è davvero bisogno di acqua. Questo rappresenta un vantaggio non solo dal punto di vista delle nostre risorse irrigue, ma anche dal punto di vista qualitativo dei carciofi: se irrighiamo solo quando ce n’è bisogno, otteniamo un prodotto dalla migliore qualità. Inoltre, in collaborazione con gli enti regionali, implementiamo sempre la tecnica colturale per ottenere prodotti migliori dal punto di vista qualitativo ed estetico.



Trasporti e materie prime sono settori in fermento. Quali conseguenze hanno registrato le vostre aziende?
Con il blocco dei trasporti che si è verificato in Sardegna abbiamo avuto problemi seri: parlo di bilici pieni di prodotto fermi a Porto Torres e carciofaie in cui il prodotto è stato tagliato e lasciato a terra con danni consistenti per il settore produttivo. Per quanto riguarda i rincari delle materie prime, i concimi sono aumentati del 120% ma noi fortunatamente avevamo già fatto gli impianti nell’estate 2021: ora il problema si presenterà per questa nuova stagione. Del resto su casse e packaging abbiamo fatto i conti con costi in aumento ma non eccessivi, temiamo di più per la prossima stagione.

Ci sono particolari difficoltà con cui pensate di dover fare i conti in futuro?
Sicuramente le varietà più produttive dello Spinoso: anche in Sardegna alcuni produttori preferiscono adottare carciofi più produttivi come Romanesco oppure cloni come Apollo e Capriccio. Di sicuro nei periodi difficili si vende meglio il prodotto Dop rispetto a quello tradizionale, la denominazione è una vera e propria garanzia di qualità e visibilità.

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