Vendite bio, il tonfo dell'ortofrutta

Il report Ismea mette in evidenza un calo drastico nel 2021: effetto controcifra

Vendite bio, il tonfo dell'ortofrutta
I consumi domestici di prodotti certificati bio, a rendiconto del 2021, registrano una flessione del -4,6% rispetto all’anno precedente. Ma soprattutto a fare una brutta figura è l’ortofrutta, che evidenzia per la frutta una diminuzione dell’8,7% rispetto al 2020. Male anche gli ortaggi, che scendono del 7%. Mentre guardando alla categoria generale nel 2021, il calo è stato dello 0,9% per la frutta e dell’1,8% per gli ortaggi. A dirlo è il report di Ismea “Biologico: Gli acquisti alimentari delle famiglie”, con la rielaborazione dei dati Nielsen. 

Tornando al bio, l’anno prima la frutta aveva registrato un +10,8% rispetto al 2019 e gli ortaggi addirittura un aumento del 15,9%. Va considerato però che il 2020 è stato un anno con pochi precedenti in termini di valore degli acquisti realizzati dalle famiglie italiane, costrette al confinamento domiciliare. 



Se si confronta il 2021 con l’ultimo anno di normalità emerge un quadro in linea con la tendenza di crescita manifestata dal biologico nell’ultimo quinquennio. I 3,38 miliardi di spesa domestica del 2021 sono infatti 4,5% maggiori di quelli rilevati nel 2019, ultimo anno precrisi. 

Il carrello bio resta sbilanciato sui prodotti freschi e non trasformati, in particolare frutta e verdura dove il consumatore riconosce il valore aggiunto dato dalla certificazione. Questo comparto pesa, da solo, il 46,1% mentre la quota dell’ortofrutta nella spesa agroalimentare italiana è ferma al 19,2%.

Sul mercato biologico, lo scontrino è composto per il 26,1% da frutta e per il 20% dagli ortaggi. Il 62,7% delle vendite di prodotti sono tracciate nel nord Italia e presentano la stessa distribuzione territoriale del 2020. Rispetto al totale agroalimentare è ancora il Mezzogiorno a evidenziare un mercato al consumo del bio sottotono. Com’era facilmente prevedibile gli effetti indiretti di una crisi sanitaria così prolungata si sono amplificati tra i consumatori delle regioni del Sud, dove l’incertezza economica è maggiore e il potere di acquisto non sempre consente una scelta libera di quei prodotti alimentari reputati più sicuri e sostenibili.



Per quanto riguarda gli acquisti, la distribuzione moderna, con i super e gli ipermercati, resta il canale distributivo preferito dai consumatori di biologico con un’incidenza aumentata dell’1% rispetto al 2020. Se si confrontano gli orientamenti con il settore agroalimentare nel suo insieme si evidenzia la maggior rappresentatività del canale “Negozi tradizionali” che, per il bio, significa essenzialmente catena specializzata nella vendita di prodotti biologici e piccoli negozi di prossimità.

Resta positiva la performance dei Discount che, dopo il +9,4% del 2020, è l’unico canale in crescita anche nel 2021 nonostante molti consumatori possano finalmente tornare a mangiare biologico fuori casa e nei ristoranti.

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