Cimice asiatica, un sistema a quattro fasi per eliminarla

A idearlo Bucchi (Agri 2000 Net): «Colpiamo il parassita nei suoi punti deboli»

Cimice asiatica, un sistema a quattro fasi per eliminarla
Controllare con efficacia la cimice asiatica è fattibile? Di seguito viene riportata l’esperienza fatta finora da Renzo Bucchi, agronomo, responsabile scientifico del Centro di Saggio Agri 2000 Net, nell’ambito del progetto Sissca, legato a finanziamenti derivanti dal Psr 2014-2020. “Occorre adottare una nuova strategia di difesa aziendale che colpisca il parassita nei suoi punti deboli”. Per fare questo l’imprenditore ha bisogno di implementare la conoscenza del ciclo biologico del pentatomide, dei recenti mezzi tecnici disponibili, avere flessibilità verso nuove modalità di applicazione dei prodotti e infine, attrezzare l’azienda di strumenti tecnici di allarme e di monitoraggio del parassita. 
L’esperto, interpellato da IFN, da alcuni anni ha raggiunto in alcune aziende agricole regionali risultati molto interessanti: “Il danno provocato da Halyomorpha halys in queste aziende è sceso a valori sostenibili rispetto a quello rilevabile negli agricoltori confinanti che non adottano queste soluzioni e con costi aziendali ridotti”. Partendo da questi risultati, si stanno verificando scientificamente le innovazioni adottate in tali realtà per organizzare in breve tempo un metodo razionale di controllo del temibile parassita.


Colonizzazione di ovatura con Trissolcus

La strategia di difesa proposta dal dr. Bucchi, si basa principalmente su 4 fasi, sinergiche tra loro: utilizzo e mantenimento dei parassitoidi della cimice in azienda; azione di richiamo, aggregazione, cattura ed alimentazione della cimice fuori dal frutteto; monitoraggio stabile e preciso del parassita, all’interno ed all’esterno degli appezzamenti da difendere; applicazione dei mezzi tecnici disponibili, con adeguati mezzi di distribuzione a seconda delle caratteristiche tecniche del prodotto da impiegare, delle condizioni meteorologiche presenti e del target del parassita da controllare.

1° fase: Utilizzo e sviluppo dei parassitoidi della cimice
È risaputo che la cimice asiatica, nei luoghi di origine, viene mantenuta sotto controllo dalla presenza dei suoi parassitoidi. Tra questi, Trissolcus japonicus è stato oggetto di lanci da parte della regione Emilia-Romagna ed altri erano già presenti nei nostri territori; facilitare la loro riproduzione e diffusione nel nostro territorio può contribuire al controllo del parassita. Per agevolare questo, nei pressi dell’azienda agricola si può organizzare un Augmentorium, una struttura dotata di una rete di copertura di maglia adeguata a consentire ai soli parassitoidi di entrare e uscire, al cui interno si possono coltivare piante che forniscono il nutrimento alle cimici asiatiche consentendo loro di completare il ciclo vitale e di deporre le uova. L’Augmentorium costituisce quindi una fonte di uova nelle quali i parassitoidi possono riprodursi, per poi uscire a parassitizzare ovature eventualmente presenti nel frutteto o nelle sue vicinanze. Tale strumento è stato già adottato in agricoltura per lo sviluppo di parassitoidi di altri insetti. È attualmente in corso un test per rilevare il livello di efficacia di tale strumento nelle aziende.


Neanidi di cimice asiatica colonizzate da beauveria bassiana

2° fase: Aggregazione, cattura e nutrizione dell’insetto fuori dal frutteto
Il secondo step prevede l’utilizzo di trappole a feromone, Attract & Kill, seguendo accorgimenti innovativi e con un unico obiettivo: fare in modo che la cimice non entri nel frutteto. Le trappole Attract & Kill sono un valido strumento per aggregare e catturare le cimici e se queste vengono dotate di feromoni potenziati, a rilascio fino a 100 metri, a tale distanza dal frutteto vanno installate. Esistono vari modelli di trappole, che possono essere costruite anche in autonomia con un’ampia vasca contenente acqua e sapone e un pannello collato di colore nero. La novità proposta dal dr. Bucchi è quella di dotare le trappole anche di abbondante cibo per le cimici, in particolare in primavera, quando le cimici escono affamate dai ricoveri invernali. Infatti, con del nutrimento “artificiale” lontano dal frutteto si dovrebbe favorire la permanenza della cimice in aree marginali dove il parassita trova più riparo in alberature o arbusti non trattati, e dove tra l’altro i parassitoidi si potrebbero sviluppare più facilmente. 


Ovatura di Cimice asiatica colonizzata da beauveria bassiana

3° fase: Monitoraggio della cimice e strategia di difesa 
Ovviamente anche se le fasi precedenti sono state svolte correttamente c’è il rischio che la cimice asiatica attacchi i frutteti, visto e considerato che è un insetto molto mobile e che è in grado di volare per lunghe distanze, anche di notte. Secondo il parere del dr. Bucchi, è fondamentale per un agricoltore imparare a monitorare la presenza di individui di cimice in azienda. Si propone a tale scopo di posizionare le trappole per il monitoraggio, che hanno feromoni meno attrattivi rispetto alle Attract & Kill, in due aree dell’azienda: la prima è all’interno del frutteto e la seconda alcune decine di metri fuori dal frutteto, per esempio nei pressi del centro aziendale. La seconda trappola funziona come una sorta di testimone di quella che è nel frutteto: “Riteniamo che se la seconda trappola cattura cimici mentre la prima no, l’agricoltore è certo che il trattamento effettuato nel frutteto è stato efficace. Viceversa se le due trappole catturano allo stesso modo, significa che il trattamento eseguito ha perso di efficacia e si richiede un altro intervento. Se le trappole vengono lette e posizionate adeguatamente possono suggerire una corretta cadenza degli interventi da fare nel frutteto”.  


Polveri di roccia

4° fase: Applicazione dei mezzi tecnici disponibili
Secondo le normative vigenti, per il controllo della cimice asiatica abbiamo a disposizione prodotti chimici di sintesi ma anche altri prodotti come le polveri di roccia, i corroboranti e i microrganismi. Tali prodotti hanno dimostrato finora un’efficacia altalenante, che dipende molto dal loro corretto impiego. Nel secondo anno di lavoro del progetto, vogliamo migliorare le conoscenze sull’impiego di questi prodotti. Secondo alcuni studi infatti la cimice asiatica, preferisce compiere il suo ciclo biologico in ambiente umido ovvero con un livello di umidità relativa superiore al 55%. Le polveri di roccia presenti sul mercato possono essere utili a ridurre l’UR e quindi a creare un ambiente sfavorevole a tutti i parassiti presenti sulla coltura, sensibili a tale parametro.  Le polveri però, non sono tutte uguali, hanno diverso potere igroscopico ed inoltre alcune imbrattano esageratamente la coltura, vanno quindi approfondite le conoscenze a riguardo. Stiamo inoltre individuando polveri di roccia e prodotti corroboranti che hanno azione repellente nei confronti del parassita. 
Infine sul mercato ci sono prodotti registrati a base di microrganismi che hanno dato buoni risultati in laboratorio, su ovature e neanidi della cimice. I microrganismi, in base alle loro esigenze, necessitano di particolari condizioni ambientali per svolgere al meglio la loro azione e quindi vanno ben indagate le strategie di applicazione.

Tutti questi argomenti verranno approfonditi nella giornata formativa che si terrà prossimamente a San Pancrazio in provincia di Ravenna. La lezione è aperta agli iscritti all’anagrafe delle aziende agricole dell’Emilia Romagna (imprenditori agricoli, coadiuvanti e tecnici). Per maggiori informazioni scrivere a sciolino@agri2000.it .   

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