La sostenibilità Melinda buca lo schermo

Le mele conservate nelle celle ipogee protagoniste di un nuovo servizio tv

La sostenibilità Melinda buca lo schermo
Il Consorzio Melinda buca lo schermo con le sue politiche di sostenibilità per la conservazione delle mele. Lo scorso 13 marzo, durante la puntata di E-Planet, il magazine green sulla sostenibilità di Tgcom24, si è parlato della strategia che, da 10 anni a questa parte, consente di utilizzare le celle ipogee, gallerie naturali presenti nelle montagne, come spazi refrigerati per lo stoccaggio dei frutti provenienti dai meleti dei produttori associati.



Si tratta dell’unico impianto di conservazione di frutta sotterraneo attualmente presente sul pianeta. Uno dei centri di raccolta si trova tra la Val di Non e la Val di Susa, nella vecchia miniera di Rio Maggiore, dove sono stati ricavati dieci chilometri di gallerie interessati dallo stoccaggio di mele Melinda. Il sito di estrazione era stato inizialmente realizzato per l’ottenimento di materiale edilizio ma, da 10 anni, ospita i frutti. Le 34 celle di stoccaggio costitutive dell'impianto sono collocate ad una profondità di circa 275 metri, che ne consente l’utilizzo come ‘frigo naturale’ grazie alle basse temperature presenti, circa 1 °C, a all’umidità costante. L’impianto è attualmente costituito da 3 blocchi, a cui se ne aggiungerà un quarto, portando la capienza totale dalle attuali 30 mila a 40 mila tonnellate di mele, circa 280 milioni di frutti, stoccati proprio al di sotto delle radici degli alberi che le hanno prodotte.



Ernesto Seppi, presidente del consorzio Melinda, ha parlato alle telecamere di E-Planet. “Si tratta di un discorso di sostenibilità portato avanti con forza dalle 4000 famiglie che lavorano nel nostro gruppo. Questa soluzione ha permesso di evitare la costruzione di nuovi edifici, con i conseguenti impatti ambientali che avrebbe avuto su un territorio che, per noi, è molto prezioso”. L’energia elettrica risparmiata, rispetto ad un impianto realizzato in superficie, è pari al consumo sostenuto da 2000 persone in un anno, riducendo le emissioni di CO2 in atmosfera del 50% e permettendo il risparmio idrico legato alla possibilità di raffreddare i compressori tramite la geotermia. 



Sempre nell'ottica della sostenibilità, si sta studiando un trasporto automatizzato interno alle ex miniere, su nastri e totalmente elettrico, che faciliti il lavoro evitando la produzione di gas di scarico. L’assenza di mezzi con motore a scoppio consentirebbe un ulteriore miglioramento dell’impatto ambientale dell’attività.

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