Prendersi cura del suolo con microrganismi e funghi

Sellitto (Biolchim) spiega come sviluppare biodiversità e fertilità

Prendersi cura del suolo con microrganismi e funghi
“L’errata gestione dei suoli, l’eccessivo uso di prodotti chimici, sia antiparassitari che fertilizzanti, e l’impermeabilizzazione, sono le principali cause di perdita della biodiversità e delle produzioni, e causano direttamente ed indirettamente gravi problemi a livello ambientale e climatico. Senza la vita del suolo, il nostro pianeta apparirebbe come Marte”. Queste le parole di Vincenzo Michele Sellitto, project leader del progetto “Inoculanti microbici in agricoltura” di Biolchim, in occasione dell’incontro online “Microbioma del suolo in Agricoltura: Principi generali ed esempi pratici di utilizzo” organizzato dall’Università di Catania la settimana scorsa dalla Prof.ssa Vittoria Catara, docente di Patologia vegetale.



Occorre considerare il suolo come se fosse un essere vivente, perché si comporta come tale, ed è un ecosistema importante che va difeso”, aggiunge l’esperto. Può sembrare un’affermazione forte, ma ci sono ormai innumerevoli studi che dimostrano come le attività del suolo e la salute delle piante che ospita siano fortemente dipendenti dalla presenza di batteri, funghi, insetti, piccoli animali… che interagiscono con i vegetali e con la componente minerale del terreno, determinandone la fertilità.

Esiste una comunicazione suolo-microrganismo-pianta che regola sia le malattie che i benefici che i microrganismi possono causare alle piante. Questo dialogo c’è anche coi funghi e con gli insetti, e avviene principalmente a livello radicale, con gli essudati, e a livello fogliare, col rilascio di sostanze volatili - spiega Sellitto – se consideriamo che le piante sono interconnesse tra loro e che attraverso le radici e i funghi micorrizici possono trasferire nutrienti e informazioni, è facile capire che potenzialità abbiano dei prodotti capaci di inserirsi in questi dialoghi”.

Tra i microrganismi di maggior interesse agrario, spiccano:

Pochonia clamydosporia, fungo per biocontrollo dei nematodi che, una volta inoculato nel suolo consente di controllarli senza dover effettuare interventi che potrebbero essere devastanti per gli organismi utili. Il nematode colpito dal fungo viene colonizzato dalle ife e successivamente muore, non arrecando danni alla pianta. P. clamydosporia è altamente selettiva e attacca anche le uova di questi ospiti sgraditi; 

Beauveria bassiana, è un fungo impiegato per il biocontrollo degli insetti. Essendo in grado di penetrare l’esoscheletro attraverso le proprie ife, il fungo può colonizzare gli insetti che lo ingeriscono accidentalmente o che vengono a contatto con esso e portarli alla morte, nutrendosene. L’insetto funge da vettore delle ife da vivo e, una volta morto, sostiene la crescita e la riproduzione del fungo che si diffonderà, così, nell’ambiente;


Al fine di preservare la componente viva del suolo, Biolchim, azienda leader nella produzione e nella commercializzazione di fertilizzanti speciali e biostimolanti, ha messo a punto dei prodotti indicati per arricchire la biodiversità del suolo, per sostenerla e, grazie ad essa, anche per difendere le colture agrarie. Tra di essi troviamo: Prebiotici (NOV@, VHERA LIFE), miscele di sostanze nutritive che favoriscono la crescita del microbioma radicale e dei probiotici associati alla sua attività; Probiotici (T34 BIOCONTROL, VHERA) inoculi di microrganismi benefici, la cui composizione varia ed è generalmente specifica per ogni problematica. 

Le combinazioni preobiotici e probiotici, come nel caso di  Vhera e Vhera life, hanno tre funzioni principali: rendere disponibili nutrienti che la pianta farebbe fatica a procurarsi da sola; ampliare l’apparato radicale attraverso le ife fungine; avvolgere le radici e difenderle dagli attacchi dei patogeni e dagli sbalzi idrici e chimici del terreno;



Il Trichoderma ceppo T34, rappresentata uno dei maggiori fattori di Biocontrollo, oggi registrato come biofungicida, a disposizione per difendere le nostre colture. È un fungo “predatore” di altri funghi patogeni, che va ad attaccare le ife degli altri fungi e a nutrirsene, impedendo la loro crescita ed evitando che causino danni. Il T34 si caratterizza inoltre da una forte attività di Biostimolazione dell’apparto radicale.

“L’agricoltura moderna vuole capire la complessità dell’agroecosistema e adattare le coltivazioni ad esso, preservandolo e migliorandolo. L’agricoltura del Novecento ha puntato tutto sulla semplificazione dell’ambiente agricolo, distruggendone la complessità, e ciò non è più pensabile”, rimarca Sellitto, che conclude il proprio intervento con queste parole: “Forse ci sono più microrganismi nel suolo che stelle nell’universo. E noi dobbiamo mantenere accese le stelle del microbioma, altrimenti sarà il buio”.

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