Residuo zero, la nuova frontiera delle fragole

Tecniche ed esperienze a confronto nel progetto Cleanfruit

Residuo zero, la nuova frontiera delle fragole
Sempre più prodotti ortofrutticoli si affacciano al residuo zero e anche una referenza delicata come la fragola può essere coltivata con questa strategia di difesa. Lo dimostra il progetto Cleanfruit dell'università di Torino, iniziato nel 2020 grazie alla collaborazione tra aziende ed enti di sei Paesi europei, e proseguito nel 2021 grazie alla collaborazione tra Agroinnova – Centro di Competenza dell’Università di Torino e Koppert Italia. 

“L’obiettivo del residuo zero – spiega a IFN Davide Spadaro dell'Università di Torino e collaboratore di Agroinnova - è ottenere un prodotto che non presenti residui di agrofarmaci rilevabili al momento dell’acquisto. Se questo non azzera del tutto l’impatto ambientale degli agrofarmaci, riesce a mantenere alti i livelli di produttività assicurando al consumatore un prodotto più salutare”.


Per il progetto Cleanfruit sono state selezionate due aziende agricole situate in provincia di Cuneo e per ciascuna azienda è stato dedicato un tunnel di fragole diviso in due parcelle: una parcella è stata sottoposta a strategia difesa convenzionale e l’altra a strategia a residuo zero. Si è optato per utilizzare una combinazione di agrofarmaci di sintesi e di prodotti per la lotta biologica, con una prevalenza dei primi nella strategia di difesa convenzionale e dei secondi nella strategia di difesa a residuo zero.
Durante la sperimentazione biennale – specifica lo studio condotto dall’università - le analisi fitopatologiche non hanno mostrato differenze significative tra le due strategie di difesa per quanto riguarda incidenza di macchie fogliari, marciumi del colletto e muffa grigia da Botrytis cinerea sulle fragole. “La strategia a residuo zero – specifica Spadaro - non ha alcun impatto sulla qualità delle fragole. Non sono state osservate differenze significative nel peso dei frutti, né nella loro durezza. Solo in una delle due aziende, le fragole a residuo zero avevano un contenuto leggermente maggiore in zuccheri solubili totali ed una minore acidità”.

Residui, attenzione al fosetyl-alluminio     

Le analisi dei residui mostrano che i frutti sottoposti a strategia a residuo zero presentano tutti una quantità di residui inferiore al limite di quantificazione analitica, diversamente dalle fragole da produzione integrata. “Una questione che è emersa dalle analisi – precisa Spadaro - è il permanere di residui di fosetil-alluminio sulle fragole, anche a distanza di due anni dall’ultimo trattamento al terreno. Il fosetyl-alluminio è una sostanza utile per il contenimento di marciume radicale, ma con forti problematiche legate alla degradazione”. In base ai risultati ottenuti – conclude lo studio - è possibile affermare che l’utilizzo di una strategia a residuo zero, basata su buone pratiche agronomiche, limitato uso di agrofarmaci di sintesi ed integrazione con prodotti pensati per la lotta biologica, permette di gestire l’insorgenza di malattie in campo ed in conservazione e di ottenere fragole di ottima qualità.     



Criteri di difesa per il residuo zero

“Nel residuo zero – commenta Spadaro - i residui di agrofarmaci devono essere inferiori al limite di quantificazione analitica (0,01 parti per milione), sono esclusi i residui di principi attivi naturali ammessi dal Regolamento per l’Agricoltura Biologica n° 834/2007 che devono ovviamente rispettare i limiti massimi di residuo imposti dal Regolamento 396/2005. Le aziende agricole che aderiscono ai protocolli residuo zero si impegnano a mantenere inalterato l’alto standard qualitativo migliorando e perfezionando le tecniche di difesa integrata, con il risultato di ottenere un prodotto di alta gamma ma privo di residui chimici”.
Sono tre i criteri base su cui si fonda la strategia a residuo zero: l’esperienza nell’uso di agrofarmaci e nello studio della loro degradazione, il ricorso bilanciato ai trattamenti e l’esperienza nell’approccio tecnico in campo. Il professore sottolinea come sia già presente un’ampia casistica di risoluzione dei problemi: “Per esempio la muffa grigia – sottolinea - può essere ridotta con una pulizia certosina delle piante ad inizio stagione per eliminare i residui colturali dell’anno precedente. Anche il mal bianco può essere limitato con una corretta distanza tra le piante al momento dell’impianto, un buon arieggiamento dei tunnel e l’utilizzo di prodotti a base di zolfo".

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