Promettere che i prezzi resteranno bassi è una fake news

Massaccesi (Oro della Terra): «L’ortofrutta è stata svenduta sull’altare della convenienza»

Promettere che i prezzi resteranno bassi è una fake news
L'aumento dei prezzi è il tema caldo del momento. Da una parte la produzione, che deve fare i conti con i rincari dei costi di energia e materie prime; dall'altra la distribuzione, che sta cercando di mettere in campo tutti gli strumenti per difendere il potere di acquisto dei consumatori, tra iniziative promozionali, sconti, prezzi bloccati, sottocosto... In questo contesto le relazioni di filiera paiono a un punto fermo.

Virgilio Massaccesi, direttore commerciale di Ortenzi - Oro della Terra, ha scritto questa riflessione.

Quando nel lontano 1984 ho iniziato a lavorare nel settore ortofrutticolo, il modello del business era basato sulla scarsità di materia prima, il valore derivava quindi dalla vendita di un prodotto la cui disponibilità era limitata. Con il passare del tempo questa carenza è venuta meno, nuove tecniche colturali, miglioramento varietale, nuovi areali produttivi e catena del freddo efficiente hanno permesso maggiori rese produttive, mantenendo stabili i prezzi di frutta e verdura pur a fronte di consistenti aumenti dei costi produttivi. Si è passati a produrre quantità a scapito della qualità, l’abbondanza ha modificato il modello di business calmierando artificiosamente i prezzi (le vecchie mille lire in campagna valgono ancora € 0.50 che, se attualizzate secondo l’Istat corrisponderebbero a € 1.06).



Politica, distribuzione e consumatori, hanno tratto beneficio da questa situazione, l’ortofrutta è stata svenduta sull’altare della convenienza che quando non realizzabile a causa della poca produzione italiana, è stata controbilanciata con le importazioni da Paesi a basso costo di manodopera (magari spacciandola per italiana). Nessuno si è strappato le vesti per i prezzi bassi, che nel tempo hanno eroso la marginalità delle aziende agricole mettendole gradualmente in difficoltà e minando la loro stessa sopravvivenza, se a questo aggiungiamo i cambiamenti climatici e la svolta green con la drastica diminuzione della chimica negli agrofarmaci, si capisce il perché dell’inversione di tendenza delle rese produttive.

Inoltre la pandemia ha accelerato tendenze che già erano in atto, i consumatori delusi dalla qualità di frutta e verdura hanno incominciato ad essere più selettivi, il fatto vicino casa o in Italia ha acquisito valenza strategica, obbligando i canali distributivi a rivolgersi a prodotti Italiani e qui in un mercato libero torna a farsi sentire la legge della domanda e dell’offerta in cui è il mercato che determina il prezzo di equilibrio e non i singoli attori per quanto importanti essi possano essere.

Il mito dei consumi illimitati mostra i suoi limiti, anche e soprattutto in ottica di sostenibilità sia economica sia ambientale e sociale, Illudersi che tutto sarà come prima è utopistico, sarebbe a mio avviso importante argomentare correttamente sulle cause degli aumenti, rendendo consapevoli i consumatori sulle reali problematiche da affrontare. In questo contesto, promettere che i prezzi rimarranno bassi è una fake news che contribuisce a creare confusione in chi fa la spesa, alimentando un risentimento nei confronti di tutta la filiera e frenando ancora di più i consumi.

I processi di cambiamento già rapidi prima dell’emergenza sanitaria sono diventati ancora più veloci, è opinione diffusa del mondo accademico e scientifico che dovremo imparare ad operare in un contesto in continuo movimento. Per l’economista premio nobel Daniel Kahneman, i cambiamenti si susseguiranno a un ritmo tale da imporci di modificare la nostra capacità di percezione e di gestione delle nostre scelte personali. Gestione che implicherà probabilmente una riallocazione delle risorse disponibili da parte dei consumatori che a fronte di stipendi stabili (per chi un lavoro lo ha) ed aumento dei costi ineludibili (bollette varie) vedrà ridotta ulteriormente la quota di reddito disponibile.

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