Cachi, spopola l'essicazione di origine giapponese

Cachi, spopola l'essicazione di origine giapponese
Hoshigaki, il metodo per essiccare i cachi che spopola negli Usa, sul web e tra i giovani.
Millenials frequentano corsi ad hoc. Sui social le foto del procedimento di origine nipponica, raccontato anche dal New York Times Magazine, che richiede fino a un mese. La manipolazione quotidiana e il massaggio del frutto determinante per il risultato.

Uno dopo l’altro, ha annodato i gambi a uno spago. Poi, ha immerso i frutti nell’acqua bollente. Per pochi secondi, prima di appenderli al sole. Un gesto che Tejal Rao, critico gastronomico del New York Times Magazine, ha ripetuto almeno 200 volte, quanti erano i cachi. Con la sua amica di New York, che nella Grande Mela ha la fortuna di avere un giardino. E degli alberi di cachi Hachiya, dal gusto acerbo ma quasi mieloso, una volta maturati, e dall’alta concentrazione di tannini. Maturati in questo caso significa essiccati attraverso un procedimento che fa rima con lentezza. È il metodo Hoshigaki(dal giapponese "hoshi", essicato, e "kaki", cachi), che richiede tempo e una cura particolare: ogni giorno, per quasi un mese, il frutto deve essere massaggiato manualmente. Un po’ come si fa con il manzo di Kobe, allevato in Giappone, da cui deriva una carne ritenuta molto pregiata. Nel paese nipponico, ma anche in Cina e Corea, ha origine pure la tradizione secolare dell’essicazione degli Hachiya, che crescono anche nella California meridionale.

La moda negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti questa usanza ha attecchito tra il XIX e il XX secolo con gli immigrati giapponesi. Tuttavia solo da circa due anni ha conquistato un vasto pubblico. Soprattutto giovane: corsi e workshop, anche online, e i tutorial su Youtube seguiti soprattutto da millennial. 
Spopolano sui social network le foto dei cachi arancione scintillante, appesi con un cordino o appoggiati a delle teglie, in attesa che siano pronti da gustare: ovvero quando la polpa diventa gocciolante, il frutto è piccolo e scuro con una buccia decisamente rugosa e in superficie si forma uno strato di zucchero. Una contraddizione, in realtà: la rapidità del mondo virtuale e la necessità, sempre più emergente, di una gratificazione istantanea si scontrano con la lentezza dell’essicazione, che richiede dedizione e regolarità.

Il rito del massaggio
Per raggiungere questo risultato infatti ci vogliono diverse settimane, se il clima è soleggiato e secco, altrimenti il tempo si allunga. In mancanza di terrazzi e giardini, i cachi vengono messi vicino a un ventilatore o a una stufa, facendo attenzione però che umidità e calore siano equilibrati. Fondamentale poi è massaggiare il caco ogni giorno: un rituale utile per uniformarne la forma e l’umidità del frutto e per ammorbidire le fibre al suo interno. Quasi fosse, suggerisce Rao, "una stretta affettuosa qua e là".

Fonte: Corriere.it