«Quarantene, peggio che col lockdown»

Manca forza lavoro e poi la burocrazia: il punto dalla produzione alla Gdo

«Quarantene, peggio che col lockdown»
Con milioni di italiani in quarantena – tra chi ha contratto il Covid (circa tremilioni gli attualmente positivi) e chi è entrato in contatto con un contagiato – gli effetti sul mondo del lavoro sono evidenti anche nella filiera ortofrutticola: le imprese si trovano a corto di personale e, per alcune funzioni in particolare difficilmente sostituibili dall'oggi al domani, le ripercussioni sulle attività sono notevoli e spesso ci si deve arrangiare. Così troviamo il direttore di cooperativa che, con il patentino per la guida del muletto ancora in tasca, si mette alla guida del mezzo per completare i carichi di frutta in partenza; oppure il presidente che torna a dirigere il magazzino. Si fa di necessità virtù, ove possibile. Le difficoltà sono generalizzate con una media del 20% della forza lavoro in quarantena e si riflettono lungo tutta la filiera, dalla campagna al magazzino, fino ai punti vendita. La distribuzione moderna è in affanno, con i reparti ortofrutta che restano sguarniti e di conseguenza sono meno presidiati, con ripercussioni sulla presenza effettiva del prodotto (ad esempio rotture di stock) o sulla manutenzione del prodotto stesso con l'aumento delle differenze inventariali. Una situazione trasversalmente tesa, da Nord a Sud, come ha verificato IFN.

“Il personale in quarantena è solo un aspetto di una situazione che sta assumendo contorni grotteschi, con un groviglio di regole che stanno imprigionando il Paese – dice Marco Rivoira, alla guida dell'omonimo gruppo piemontese – La situazione attuale è peggio che il lockdown, quando almeno le persone potevano lavorare e si buttavano a fare la spesa. Ora chi si trova in quarantena consuma al minimo e gli effetti sul mercato interno si notano. In azienda è una corsa contro il tempo, le difficoltà organizzative ci sono, ma si fa il possibile per rispettare le forniture con il personale a disposizione”.



“Credo che con la quarantene da Covid stia peggiorando una situazione che era già al collasso – aggiunge dalla Puglia Michele Laporta, presidente dell'Op Agritalia - La carenza di personale era una realtà già prima della pandemia, solo per ricordarlo, l'agricoltura ha sempre avuto un ruolo sociale, dando possibilità di occupazione a chi proveniva da altri settori che attraversavano momenti di crisi. Oggi l'edilizia dei bonus ha rivitalizzato le ristrutturazione, l'aumento dei trasporti sta rimettendo in moto filiere che erano ferme da anni... E poi il calo demografico, l'insufficienza dei flussi, la mancata regolarizzazione degli immigrati e, perché no, anche alcuni strumenti di sostegno al reddito, hanno tolto dall'agricoltura migliaia di risorse. Nell'ultima stagione dell'uva da tavola avremmo potuto raccogliere molto più prodotto se avessimo avuto disponibilità. Concludo con una riflessione personale, penso che tanti produttori saranno costretti ad abbassare la qualità delle produzioni, vuoi per i costi ormai fuori controllo, ma soprattutto perché la qualità in agricoltura la si fa con operazioni manuali e con altissima incidenza di manodopera. Noi stiamo cercando di organizzare dei gruppi operativi per individuare possibili soluzioni: siamo e cerchiamo di restare ottimisti”.



Passando alla Gdo il direttore generale di Todis, Massimo Lucentini, riferisce che “nei punti vendita tra la fine di dicembre e la prima metà di gennaio le assenze per Covid, tra malati e quarantene, sono state davvero molto numerose. Chi ha potuto ha fatto ricorso a società di lavoro interinale per sopperire alle mancanze, ma queste società hanno presto esaurito le risorse da mettere a disposizione. Ci sono stati punti vendita che hanno dovuto chiudere parzialmente dei reparti o ridurre il servizio. Non abbiamo avuto chiusure complete di punti vendita, fortunatamente. Al momento persiste questa situazione, probabilmente si andrà normalizzando verso la fine del mese, massimo i primi di febbraio. Sotto il profilo del morale, beh, quello degli imprenditori direi che non è il top: c’è una sorta di resa rispetto ad una situazione che non è controllabile, mi sembra che tutti la stiano prendendo con 'filosofia'. In azienda la situazione non è differente dai punti di vendita, abbiamo molte risorse non presenti al lavoro, in amministrazione, per esempio, circa la metà del personale che normalmente è in forza. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria questo è sicuramente il peggior momento che abbiamo vissuto, anche se un po’ per abitudine, un po’ per la scarsa aggressività del virus, la situazione è abbastanza calma rispetto ad un anno fa. Con calma intendo che quella sensazione di paura che pervadeva gli animi lo scorso anno in questo momento non c’è. A livello operativo i danni certamente li sconteremo nelle prossime settimane – conclude il manager - in quanto l’attività è certamente compromessa dalla mancanza di risorse in azienda”.

Dalla Siclia Giuseppe Cilio di Italo's Farmer fa presente che “i contagi in aumento ci fanno soffrire. Molte famiglie sono chiuse in casa, è una sorta di lockdown non dovuto a un decreto legge ma come effetto della pandemia. Le attività ne soffrono, le aziende agricole, i centri all'ingrosso, anche l'attività di confezionamento per la Gdo. Si entra in una routine di crisi di personale che porta a problematiche legate allo sviluppo del lavoro. In questo momento – conclude l'imprenditore - c'è poco prodotto e pochi ordini, soprattutto dall'estero”.

E sempre dall'isola Giovanni Scavo, responsabile commerciale della cooperativa Il Girasole di Catania, rileva “un 15-20% di assenze per Covid o per contatto stretto da familiari. Il canale che ne risente di più di questa situazione è come sempre l’Horeca, tra chiusure di bar e ristoranti, e mancanza di clienti presso i mercati rionali e ambulanti”.



Dalla Campania l'Op Giaccio Frutta sta vivendo un momento di bassa stagione e quindi la problematica è meno avvertita. “Con le fragole – spiega il responsabile qualità Antonio Giaccio – per il momento sono ancora poche e stiamo lavorando solo mele e melagrane. Ma in estate, periodo di drupacee, abbiamo avuto tantissimi problemi di manodopera, soprattutto perché la vaccinazione degli addetti stranieri non era riconosciuta. E poi c'è già una situazione problematica, che va avanti da diversi anni, per la manodopera specializzata: si dovrebbero prendere seri provvedimenti, altrimenti rischiamo che i produttori abbandonino i campi, oppure metteranno tutte colture meccanizzate e le eccellenza del nostro Made in Italy saranno sostituite dalle produzioni del Nord Africa, dove la manodopera costa meno della metà della nostra”.

Tornando in Piemonte l'amministratore delegato di Lagnasco Group, Simone Bernardi, spiega di aver registrato contagi, ma nulla di problematico. “Nel periodo peggiore siamo arrivati a un 10% di assenze e ora la situazione va meglio. Le attività di produzione sono quelle più delicate, che cerchiamo di preservare. Con il personale – conclude – abbiamo insistito sul rispetto delle norme fuori e dentro l'azienda”.

Situazione simile in casa Ortofruit Italia di Saluzzo. “Per adesso non abbiamo problemi – riferisce il presidente Domenico Paschetta - siamo però preoccupati per la stagione estiva, perché temiamo ci possano essere carenze: la raccolta dei piccoli frutti richiede tanta manodopera”.

Copyright 2022 IFN Italiafruit News