La batosta in bolletta è servita

Italo Catenaro: «Ecco quanto incide l'energia sul prezzo della frutta»

La batosta in bolletta è servita

Nell'ottobre scorso le prime avvisaglie, poi la bolletta dell'elettricità di novembre ha fatto sobbalzare dalla sedia più di un imprenditore ortofrutticolo e infine a dicembre la batosta. Altroché regalo di Natale, passate le festività per molte imprese è arrivato un salasso. La cooperativa abruzzese Rimfruit, per esempio, ha pagato quattro volte gli importi di dicembre 2020 come racconta a IFN il presidente Italo Catenaro.

"A parità di consumi la nostra azienda paga 66.267 euro solo per la competenza di dicembre contro i circa 16.000 dell’anno precedente - illustra l'imprenditore - L'elettricità sta raggiungendo costi esorbitanti, fattori che non dipendono da noi e che spiazzano: ti dai un'organizzazione interna, lavori per ottenere il massimo della qualità, selezioni i fornitori, scegli i clienti... Ma qui si è letteralmente travolti da costi fuori controllo, per chi fa frigoconservazione è un disastro e la situazione muta anche la strategia commerciale dell'azienda. Se pensavo di portare avanti il kiwi fino a maggio, per gestire le vendite in modo più oculato, oggi è meglio chiudere la campagna il prima possibile".



Rimifruit si occupa di coltivazione, lavorazione e confezionamento della frutta. E' specializzata in kiwi, susine, pesche e nettarine, con soci prevalentemente in Abruzzo, ma anche in Calabria, Lazio e Puglia. La commercializzazione è invece affidata alla Catenaro Italo Srl, azienda di San Vito Chietino - quest'anno taglia il traguardo dei 70 anni di storia - che ha iniziato la propria attività nel 1952 con l'esportazione di uva da tavola.



Con il costo al KWh esploso, le aziende stanno cercando di capire che impatto avrà l'energia elettrica. "Le previsioni per i primi mesi dell'anno non sono rosee, poi in primavera ci dovrebbe essere un assestamento - prosegue Catenaro - Ma se la mia azienda spendeva circa 120 mila euro per l'elettricità, quest'anno rischia di spenderne quasi 300 mila. E poi devo dire grazie all'impianto fotovoltaico... L'incidenza dell'energia sul chilo di frutta era di 2 centesimi scarsi, mentre oggi è di oltre 6: praticamente come certi imballaggi. L'incidenza diretta triplica, ma il caro energia si ripercuote anche sui fornitori e quindi anche i prezzi del packaging, tanto per fare un esempio, aumentano. E' un vortice di aumenti e poi bisogna sempre sperare di avere i volumi di frutta, noi lavoriamo circa 60 mila quintali all'anno, cosa non sempre scontata visto gli andamenti delle ultime due annate".

 


 


Se a fine 2020 il costo al KWh era di 17 centesimi, illustra ancora il presidente di Rimfruit, a dicembre ha superato i 40 e nei prossimi mesi si dovrebbe attestare sui 31 cent. "Ma quando chiedi un piccolo aumento ai clienti non c'è nulla da fare, non c'è maniera di farlo passare - sbotta Catenaro - Per del kiwi calibro 30, che in media si vende tra 1,70 e 1,80, ho provato ad aumentare a 1,90 per fare avere una parziale compensazione di tutti i rincari del momento, ma nessuno mi ha risposto positivamente. Sono solo i distributori a poter fare qualche cosa per ridistribuire gli effetti di tutti questi aumenti e per avere soddisfazione, sia chiaro, dovrei vendere quei kiwi a 2,30 euro il chilo. Gli aumenti dei costi produttivi sono davvero fuori controllo, fanno tremare le gambe, ma fuori da noi addetti ai lavoro nessuno ha capito il fenomeno nella sua complessità: la politica nazionale è assente. Servirebbe far sentire la nostra voce - conclude Italo Catenaro - prima che si arrivi a un punto di non ritorno".

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