Kiwi, il mercato ha reagito al calo produttivo

Italfrutta Di Manno: la vera sfida quest'anno è stata la logistica

Kiwi, il mercato ha reagito al calo produttivo
“Per il kiwi quest’anno ci aspettiamo una campagna abbastanza intensa, considerato il calo produttivo del 20/30%”. A dirlo a IFN è Roxana Nohai, marketing manager di Italfrutta Di Manno di Fondi (Latina). A determinare il calo produttivo, secondo l'operatrice, sono stati due fattori: le avversità climatiche nel nord Italia e un’alta moria delle piante nell'areale di Latina.

Come risponde il mercato? “Se fino a dicembre è stato positivo, complici anche le festività – dice Nohai – ora siamo in una fase più tranquilla. In ogni caso pensiamo che sia solo una parentesi e nelle prossime settimane la domanda sarà destinata ad aumentare”.



Nonostante il calo produttivo, Italfrutta non ha problemi in termini quantitativi: anche grazie ai volumi conferiti dai partner, commercializza ogni anno circa 50.000 quintali di kiwi. “La diminuzione dei volumi quasi non si sente a livello nazionale, ma solo se inquadriamo il frutto nel contesto mondiale – commenta la marketing manager – fortunatamente il prodotto italiano continua a distinguersi per la sua qualità, valore aggiunto per cui i compratori sono disposti a spendere anche qualcosa in più”.

A livello internazionale invece, si fa sempre più ingombrante la competitività del kiwi greco: “I frutti ellenici iniziano ad avere il loro appeal e ad emergere sui mercati – avverte Nohai – inoltre il loro settore produttivo ha cominciato ad organizzarsi e oggi rappresenta un competitor sia a livello europeo che oltremare”.



La scarsità produttiva si ripercuote anche sulle quotazioni finali, considerati i costi di produzione più alti rispetto agli anni passati. “Ci aspettavamo che il mercato potesse assorbire tranquillamente un prezzo maggiore e, anche se lo sta facendo, non è nella misura che ci attendevamo” dice la manager.
Nessun problema a livello qualitativo. Anzi il minor affollamento sulle piante sembra aver giovato ai frutti con caratteristiche organolettiche ottimali e calibri regolari.



L’azienda vende il 60% dei suoi volumi all’estero, in Europa ma anche Oltremare come in Sudamerica e Nordafrica, meno in Asia. “La vera sfida quest’anno è stata la logistica – spiega la responsabile marketing – abbiamo dovuto faticare il doppio per portare a casa gli stessi risultati di anno scorso. Abbiamo affrontato la poca disponibilità dei container e costi per tratta addirittura triplicati. La situazione pandemica ha influito molto anche sui rapporti commerciali, richiedendo sempre una maggiore attenzione”.



Italfrutta commercializza anche l’ananas dal Costa Rica, ma questo frutto è consumato in maniera più volatile rispetto ad altri prodotti tradizionali. “Negli anni passati ha conosciuto un vero e proprio boom durante l’estate e le festività natalizie – commentano dall’azienda – ma quest’anno i trend commerciali sono stati tutti sottotono, complice la paura del virus che ha costretto molti ristoranti alla chiusura. Inoltre quest’anno la logistica ha impattato tantissimo, con grandi problemi per gli spazi di trasporto”.



E’ invece già terminata la stagione delle prugne, da cui l’azienda si aspettava risultati ben più brillanti. “Il prodotto è mancato a causa delle avversità climatiche – conclude Nohai – e nonostante sia stata una stagione positiva, speravamo di poter realizzare numeri più alti”.

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