Distributori automatici, ripresa a metà

Il settore, potenzialmente strategico per l'ortofrutta, chiede sostegno sul fronte green e tech

Distributori automatici, ripresa a metà
Una ripresa parziale ma insufficiente per il vending: nel 2020 la chiusura preventiva di scuole, uffici e pubbliche amministrazioni dovuta alla pandemia ha causato la perdita di oltre il 31% di fatturato del settore della distribuzione automatica che ha chiuso l’anno con un fatturato di 1,6 miliardi di euro per un totale di 4,4 miliardi di consumazioni in Italia.

Tra gennaio e agosto 2021 si è assistito a una ripresa (+9,21%) rispetto allo stesso periodo del 2020, tuttavia il settore è ancora lontano dalla situazione pre-pandemia e, rispetto allo stesso periodo del 2019, registra un -15,17%. E' quanto emerso mercoledì a Roma nel contesto degli Stati Generali del Vending.



L'Italia ha la più ampia rete distributiva alimentare automatica d'Europa con oltre 802 mila vending machine installate, seguita da Francia (626 mila), Germania (611 mila) e Inghilterra (408 mila). Gli spazi per frutta e prodotti salutistici sono sempre più ampi. Oltre 3.000 le imprese della distribuzione automatica attive nel nostro Paesecon un indotto occupazionale di oltre 30 mila persone.

Il presidente di Confida Massimo Trapletti ha posto sul tavolo delle istituzioni quattro proposte per far tornare a crescere il settore. Prima di tutto, sostenere le imprese del settore nella transizione ecologica: “Ad oggi la strategia è basata solo sui divieti, come quello della plastica monouso, ma per accompagnare le aziende nel cammino verso la sostenibilità occorrono incentivi e i 150 milioni di euro previsti nella Finanziaria 2022 sono del tutto insufficienti”.



Poi, serve sostenere le imprese nella transizione digitale favorendo un sistema di rottamazione dei distributori automatici che rilanci le tecnologie made in Italy. L’associazione del Vending chiede anche di rivedere la proposta sui Criteri ambientali minimi, ossia le linee guida per il Green Procurement, in via di definizione al ministero per la Transizione Ecologia.

Infine, nel contesto della riforma del Codice Appalti, si richiede di riformare le concessioni pubbliche, i cui canoni che sono arrivati al 60-70% del costo dell’intera concessione rendendo spesso i bandi antieconomici.

“I principali indicatori mostrano che il peggio è passato ma il settore non è ancora tornato ai livelli pre-covid. Attraverso queste quattro proposte, invitiamo il Governo a continuare a dialogare con la filiera per aiutarla a uscire definitivamente dalla crisi economica legata all’epidemia da Covid-19 e a far tornare a crescere un settore che è leader a livello internazionale", il commento del presidente di Confida.

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