Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire

Promozioni, lamento dei produttori inascoltato anche in situazioni estreme

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire
Vedendo la scorsa settimana in un supermercato la promozione in fotografia sulle pere William italiane, viene da dire che il titolo dell’articolo non è nemmeno troppo forte.
Non sforzatevi a cercare di capire di quale insegna si tratti, non serve, perché non è l’eccezione da mettere al bando ma la regola: è infatti solo l’ennesimo esempio di un malcostume, per non dire altro, generalizzato nella filiera ortofrutticola di competere nell’offerta shock a prescindere dal contesto.

Anticipo che non mi interessa nemmeno sapere se la promozione è stata realizzata pagando al fornitore il prezzo di mercato – e quindi sottocosto per il distributore – poiché comunque non è stata evidenziata nella cartellonistica come, nel caso, sarebbe stato opportuno fare. Per questo, l’effetto che produrrà è che tutti – dico tutti – i concorrenti dell’insegna almeno su piazza si daranno da fare per replicare mettendo sotto pressione i loro fornitori, generando così un pericoloso effetto domino.



Ma questo è solo l’effetto negativo di natura tattica. Sul piano strategico i clienti dell'insegna saranno indotti a pensare che uno sconto di oltre il 40% a inizio della campagna commerciale sia il preludio a tanta produzione da dover smerciare e - quindi - di nuove e succulenti offerte, mentre - viceversa - siamo di fronte alla campagna pericola nazionale più drammatica a memoria d’uomo, con ben meno di metà dell’offerta media ordinaria; per questo finite le pazzie avremo necessariamente in vendita prezzi molto più alti della media che rischieranno di risultare ancora più indigesti e disorientanti dopo operazioni di questo tipo.

Sempre in questo ambito, evidenzio che promozioni a calendario e volantini decisi mesi prima delle campagne commerciali si cominciano a rivelare addirittura controproducenti non solo per prodotti altamente deperibili e fortemente stagionali, come ciliegie e fragole, ma anche per quelli stoccabili come le pere. Che sia venuto il momento di metterci davvero mano in modo serio con soluzioni alternative? Speriamo che qualcuno finalmente mi ascolti.


Adriano Aldrovandi, presidente di UNAPera, sul palco di Think Fresh 2021

Per rimanere alle pere, infine, mi auguro che UNAPera abbia la forza di aprire un vero dialogo costruttivo con la distribuzione per rivedere le meccaniche promozionali, individuare con i giusti tempi e la corretta programmazione il modo di coinvolgere i clienti finali nella valorizzazione dei prodotti anziché continuare a veder svalorizzare ricchezze della nostra ortofrutticoltura sull’altare dei prezzi bassi a prescindere.

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