Ravenna, la crisi idrica compromette kiwi e pomodoro

Ravenna, la crisi idrica compromette kiwi e pomodoro
La situazione è seria nelle campagne del Ravennate alla luce del nuovo sistema a “semaforo” annunciato dalla Regione, che fa partire i divieti di emungimento da fiumi e torrenti per le aziende agricole servite dal fiume Lamone e dai suoi affluenti (cioè, da San Martino in Gattara a Faenza fino a Traversara di Bagnacavallo); dal Senio e affluenti (da Casola Valsenio a Castel Bolognese fino al Reno passando per Cotignola e Alfonsine); dal Montone (da Russi a Villanova di Ravenna e San Marco); infine dal Ronco toccando Longana San Bartolo e Madonna dell'Albero alle porte di Ravenna e confluendo nei fiumi Uniti, insieme al Montone, passando per Porto Fuori e Classe, verso il mare. Un’area vasta, coltivata a foraggio, mais, sorgo, barbabietola da zucchero, bietola da seme oltre a varie specie frutticole e vitivinicole.

"Occorre intervenire con rapidità e avviare la costruzione di invasi nelle zone collinari, nei comuni di Brisighella, Riolo Terme e Casola Valsenio che sono appunto le aree 'critiche' dove il prelievo è attualmente sospeso", il monito del presidente di Confagricoltura Ravenna, Andrea Betti
La fotografia è preoccupante in tutta la provincia, per il fatto che tagli al prelievo sono previsti anche nelle zone agricole di Campiano, San Zaccaria, Castiglione di Ravenna, Savio e Lido di Classe, in base alla mappa redatta da Arpae.  
"In sofferenza ci sono 20.000 ettari di colture foraggere e si teme, per ora, una perdita di produzione dal 20 al 40% - spiega il presidente della sezione di prodotto, Lorenzo Furini - Anche il mais coltivato nel Ravennate su oltre 5.000 ettari, e quasi esclusivamente destinato a fini energetici, è in forte difficoltà. Il 50% della superficie non è irrigata e presenta vistosi avvizzimenti fogliari mentre nella restante parte le elevate temperature possono comunque precludere la germinazione del polline e relativa fecondazione (è già capitato nell’estate del 2012 quando la siccità ha causato riduzioni molto vistose nel riempimento della pannocchia, fondamentale per l’utilizzo energetico). Poi sotto stress idrico c’è il sorgo - circa 2.500 ettari totali – pur essendo una pianta conosciuta per la sua resistenza alla siccità".

Tra le specie frutticole che rischiano una flessione maggiore della resa produttiva "figura il kiwi perché necessità di un apporto idrico importante. Ma è altresì essenziale non far mancare l’irrigazione a tutti gli impianti frutticoli, anche quelli con scarsa o nulla produzione per via delle gelate primaverili. Sulle colline faentine, i laghetti privati e consortili sono destinati a svuotarsi rapidamente in assenza di attingimenti dai fiumi.  Pure i pozzi artesiani sono ormai asciutti, non più utilizzabili nemmeno in caso di emergenza", sottolinea il responsabile frutticolo Nicola Servadei. 

Si prevedono danni alle bietole da seme: lo sfalcio è partito in anticipo con ripercussioni negative sul calibro del seme, che potrebbe non raggiungere la dimensione richiesta. Il momento è cruciale anche per il pomodoro da industria, "ci attendiamo - aggiunge Massimo Passanti, presidente della Federazione nazionale Pomodoro da Industria di Confagricoltura, "una riduzione della resa soprattutto nei campi coltivati su terreno argilloso in quanto trattengono poco l’umidità, dove anche l’intensa irrigazione effettuata finora ha dato scarsi risultati. Da evidenziare inoltre, in diversi areali, la presenza sul frutto del marciume apicale causato da sbalzi di temperatura e umidità". 

Oltretutto il comparto deve mettere in preventivo possibili criticità nella campagna di raccolta, "le temperature basse in primavera hanno rallentato lo sviluppo delle varietà precoci che saranno pronte solo all’inizio di agosto sovrapponendosi ad altre varietà", rimarca Passanti.

Timori anche per i vigneti della Bassa tra Ravenna e Russi – servita dal Lamone, Montone e Ronco - dove da 15 giorni circa la risorsa idrica viene dosata un giorno sì e tre no. "Preoccupano in particolare le vigne del Trebbiano romagnolo, visto che inizia ora la fase di crescita del frutto. Qui la resa produttiva viaggia sui 300 quintali ad ettaro e rischia di essere seriamente compromessa dallo stop ai prelievi", dice il presidente della sezione vitivinicola, Luca Sbarzaglia.

Fonte: Ufficio stampa Confagricoltura Ravenna