«I meloni cattivi? Via dal mercato»

Dallo stimolo di Francescon a Unitec, Nadalini e Italmark: la diretta

«I meloni cattivi? Via dal mercato»
Una diretta scoppiettante quella di ieri dedicata al melone. Un confronto che ha messo a nudo la vera strategia per innalzare il livello qualitativo dell'offerta: una strada che nel settore spesso si sussurra, ma che ieri mattina Bruno Francescon ha scandito in modo netto: escludere i meloni cattivi e non "inquinare" il mercato.

Una provocazione? Solo in parte: sarebbe il modo migliore per valorizzare il lavoro delle ditte sementiere e in questo modo si potrebbe sfruttare al massimo il contributo delle tecnologie di selezione. E come risultato finale ci sarebbe la fidelizzazione del consumatore e un innalzamento del valore del prodotto.



"Negli ultimi dieci anni si sono fatti passi da gigante dal punto di vista della qualità - ha detto l'imprenditore - La varietà perfetta non è ancora stata inventata, ma le ditte sementiere hanno fatto un grande lavoro; la tecnologia ci sta dando una mano sulla selezione a magazzino, ma quando in stabilimento entra un un prodotto mediocre non c'è tecnologia che tenga: se i Brix sono bassi, beh, sono bassi. Purtroppo non siamo ancora arrivati al punto che, davanti a un frutto di scarsa qualità, lo buttiamo nel bidone dell'immondizia. Oggi non lo facciamo, tentiamo di venderlo, magari lo esportiamo oppure lo diamo a un cliente meno esigente, ma il melone che non è buono non si butta via. E' un'ammissione la mia, lo faccio anche io che penso di essere stimato per vendere un prodotto normalmente di qualità; ma qualche piccola percentuale di prodotto scarso c'è sempre. Stiamo lavorando, ci stiamo migliorando anno dopo anno: nel premium ci finisce solo prodotto di qualità, e le vendite lo premiano, ma la merce scarsa dovrebbe finire in pattumiera. Nel giorno in cui riusciremo a fare questo esploderanno i consumi".

Le tecnologie, come anticipato, giocano un ruolo centrale nella valorizzazione della qualità. Raffaele Benedetti, membro del Cda di Unitec, ha spiegato che la selezione in base alla dolcezza è una delle richieste principali. "E' tanti anni che lavoriamo su questo parametro e penso sia stata la prima tecnologia della misurazione della qualità interna che abbiamo portato avanti, proprio per l'importanza che aveva per questo frutto - ha rimarcato - E' oggi la caratteristica più richiesta, soprattutto all'inizio della campagna, oltre alla classica selezione del calibro. Il melone viene selezionato in base alla sua dolcezza proprio per andare incontro alle esigenze del consumatore e permettere una scelta di coerenza tra un frutto e l'altro, tra un'esperienza di acquisto e l'altra".



"Avere clienti non soddisfatti è per noi una cosa assolutamente fastidiosa - ha osservato Maurizio Carbonini di Italmark - Cerchiamo di avere una proposta in vendita non confusa, non dispersiva e continuativa sia dal punto di vista qualitativo che estetico, dando il giusto spazio sui banchi. E' importante la formazione del personale per presentare i prodotti in maniera adeguata, su questo spendiamo tante energie. L'esperienza di acquisto deve fidelizzare il cliente, non è solo un discorso di prezzo: noi puntiamo molto sulla qualità, non abbiamo un numero di fornitori eccessivi ma contingentato, proprio per costruire percorsi di collaborazioni calibrati sulle nostre esigenze".

Anche Francesca Nadalini, titolare dell'azienda agricola Nadalini (Mantova), vede nella coerenza della proposta l'arma vincente per dare un miglior posizionamento dei prodotti sul banco di vendita. "Quando si lavora sulla linea premium, su una gamma garantita, sull'Igp o su un marchio bisogna essere assolutamente coerenti: la garanzia di continuità per tutta la stagione è un ritorno all'acquisto certo. Poi c'è il discorso dell'aroma, soprattutto per i lisci, che è un plusvalore: ma lo standard zuccherino è il nostro primo aspetto da valutare, perché in produzione ce la mettiamo tutta, ma la campagna può avere dei limiti produttivi, mentre in magazzino si va ad attuare la selezione che, grazie alle macchine come quelle sviluppate da Unitec, ci aiutano a garantire proprio ciò che i clienti ci chiedono".

"Avere anche solo un 20% di meloni che non va bene non è più accettabile - questa l'analisi finale di Roberto Della Casa, direttore scientifico del Monitor Ortofrutta di Agroter - I consumatori sono abituati a un livello di continuità nella soddisfazione, dalle automobili al vino, si trovano davanti a servizi sempre più sofisticati e puntuali dove l'errore è nell'ordine del per mille o anche meno. Quindi avere un 10% di meloni che non vanno bene in vendita è già una pazzia: oggi con l'aiuto della genetica, col lavoro di bravi imprenditori e l'ausilio delle tecnologie, ci sono le capacità di sbagliare pochissimo. Ed ecco che il soddisfatti o rimborsati deve valere anche per la frutta fresca".

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