«Ciliegie, raddoppiare produzione e qualità»

La professoressa Brunella Morandi: servono investimenti e innovazione

«Ciliegie, raddoppiare produzione e qualità»
Gelate, pezzature piccole, prezzi bassi e raccolti buttati sono state le principali notizie che negli ultimi tempi hanno riguardato il settore cerasicolo. E se c’è chi ha capito che puntare sulla qualità può salvare il lavoro di un’intera stagione, sono ancora molti i produttori in difficoltà.
Ora vogliamo finalmente darvi una buona notizia: con investimenti ed innovazione adeguata, la produzione italiana di ciliegie avrebbe la possibilità di raddoppiare i volumi, senza comprometterne la qualità.


Brunella Morandi

A sostenerlo è la professoressa Brunella Morandi, coordinatrice del corso di laurea magistrale in Scienze e tecnologie agrarie del dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari dell’università di Bologna, che a Italiafruit News ha spiegato: “Confrontando le produzioni nazionali con quelle mondiali, abbiamo sicuramente del margine di miglioramento, soprattutto negli areali che meno hanno investito in innovazione negli ultimi anni”.
E ha continuato: “Anche se oggi le realtà promettenti sono altre, come Turchia, Stati Uniti e Uzbekistan, non è detto che l’Italia debba starsene con le mani in mano: dobbiamo puntare sull’innovazione sia a livello varietale, che nella predisposizione degli impianti e nel miglioramento della tecnica colturale che deve essere ottimizzata sulla base delle conoscenze di fisiologia ed accrescimento del frutto”.


Sensore per il monitoraggio in continuo dell’accrescimento del frutto

Tutto parte dalla scelta del portainnesto e della forma di allevamento, fattori che fanno la differenza tra un impianto ad alta e bassa densità. “Oramai la ricerca ha ben chiare le potenzialità delle varie densità di piantagione da quella più bassa tipica dei vecchi frutteti a quelle più intensive. Il limite di quest’ultimo sistema, al di là degli elevati costi di impianto, riguarda le condizioni ambientali che non devono essere troppo 'stressanti' e l’elevata professionalità necessaria per condurre il ceraseto con profitto. Quando le densità diventano molto elevate, è come guidare una Ferrari: la macchina offre grandi prestazioni ma ha anche bisogno di una gestione molto accurata e se il pilota non è all’altezza, è facile andare a sbattere. Tuttavia è bene ricordare come la scelta del portainnesto e quindi della densità di impianto dipendano fortemente dalle condizioni pedo-climatiche, che variano molto lungo la penisola e la cui variabilità è resa sempre maggiore dal cambiamento climatico”.


Strumentazione per la determinazione degli scambi gassosi fogliari 
(fotosintesi, conduttanza stomatica  e traspirazione)

Addentrandoci nella gestione del ceraseto la Professoressa illustra alcuni elementi da tenere in particolare considerazione. “Innanzitutto, come già detto, bisogna ‘azzeccare’ fin da subito la migliore combinazione varietà-portainnesto-densità d’impianto, in relazione all’area di produzione. Abbiamo visto infatti come piante meno vigorose ripartiscano con più efficacia la sostanza secca ai frutti, ma necessitino di una gestione accurata dell’irrigazione e della nutrizione in funzione delle condizioni pedo-climatiche”.

“Poi – continua – è importante gestire in maniera adeguata il carico produttivo, attraverso una corretta valutazione del carico di gemme durante la potatura, in quanto questo si riflette direttamente sulla pezzatura dei frutti. Più complicato, anche dal punto di vista dei costi, il diradamento diretto dei frutticini. Per quando riguarda la possibilità di prevedere con anticipo la pezzatura e la produttività di un impianto, stiamo facendo ricerche sulla fisiologia di crescita del frutto, ma sarà complicato trovare soluzioni interessanti, come è accaduto per esempio nel melo, in quanto il ciclo di crescita del frutto è molto limitato”.


Strumentazione per la determinazione degli scambi gassosi fogliari
(fotosintesi, conduttanza stomatica  e traspirazione)

Particolare attenzione occorre porla sull’irrigazione, su cui la professoressa sottolinea: “In molti tendono a non dare molta attenzione a questa pratica colturale perché le ciliegie sono una coltivazione precoce, ma soprattutto nelle varietà che mostrano tassi di crescita molto elevati, come Vera ad esempio, una buona irrigazione può portare ad un aumento significativo del calibro. L’irrigazione è però un’arma a doppio taglio in quanto può ripercuotersi negativamente sulla conservabilità dei frutti e anche sul fenomeno del cracking. Serve quindi lavorare, anche nel ciliegio, allo sviluppo di sistemi di supporto decisionale che permettano una gestione adeguata dell’acqua, anche in funzione della presenza o meno di reti antipioggia o antinsetto”.


Strumento per la misura degli scambi gassosi del frutto

Da quali ambiti di ricerca passa il futuro del settore cerasicolo? C’è ancora molto da lavorare sull’adattamento al cambiamento climatico. “Bisogna sviluppare strumenti che permettano di gestire in maniera ottimale le risorse in funzione delle caratteristiche del ceraseto e sul miglioramento delle varietà per quanto riguarda le resistenze agli stress abiotici. Ma è una strada ancora abbastanza lunga perché negli anni passati il ruolo delle resistenze non è mai stato particolarmente valorizzato, a differenza di caratteri quali pezzatura e colore”.
La professoressa sottolinea inoltre come un altro ramo molto promettente per il settore sia la valorizzazione degli aspetti nutraceutici, che sono enfatizzati anche dal cambiamento climatico e dalle gestioni idriche molto precise. “La pezzatura potrebbero non essere il miglior parametro qualitativo – precisa l’esperta - ma un domani se le strategie di marketing si evolvessero, dovremmo valorizzare di più la qualità intrinseca del prodotto. Questo significa sviluppare protocolli di gestione idrica per ottenere frutti superiori dal punto di vista qualitativo, ovvero una leva per migliorare anche il sapore e la conservabilità”.
E conclude: “Un mercato attento solo alla pezzatura dei frutti non è più un percorso sostenibile in futuro: con il continuo cambio delle condizioni climatiche è sempre più difficile puntare su questa caratteristica e, allo stesso tempo, rischiamo di perdere tanto sotto altri punti di vista”.


Ha collaborato Fabrizio Pattuelli

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