Pari: puntiamo sul biodinamico che non va demonizzato

«Sistema rigoroso, rende le piante più resistenti e vigorose: no ai pregiudizi»

Pari: puntiamo sul biodinamico che non va demonizzato
E' uno dei temi del momento. E inevitabilmente scendono in campo anche i "top player" del settore ortofrutticolo che credono (e investono) sul biodinamico, oggetto di feroci polemiche nei giorni della discussione della legge riguardante il sostegno all’agricoltura "bio". "Parlare di esoterismo per il biodinamico e di pratiche prive di qualsiasi evidenza scientifica è riduttivo e non tiene conto dei dati di fatto", afferma in una nota stampa Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio, agronomo, una laurea a pieni voti all’Università di Bologna nel cassetto, un passato come tecnico di lotta biologica.

"Il biologico - spiega - possiede una visione agronomica non produttivistica o meglio produttivistica sì ma nel rispetto di ritmi e regole dettate da un equilibrio naturale da salvaguardare il più possibile; il biodinamico è una segmentazione della produzione biologica che mette al centro dell’attività una visione olistica della produzione in cui il terreno e la sua fertilità sono il cuore della produzione".


"Steiner, l’ispiratore della biodinamica, diceva che l’azienda agricola dovrebbe tendere verso una produzione autosufficiente", ricorda Pari. "L’ideale sarebbe appunto tendere verso quella circolarità che prevede la presenza di fonti di sostanza organica diretta, le rotazioni con colture ricche di minerali azotati e tanto altro. Non è ovviamente possibile in frutticoltura ritornare all’azienda autosufficiente dei primi del Novecento ma trovo molto attuale, oggi che parliamo sempre di sostenibilità ed economia circolare, riprendere questi principi di circolarità e attualizzarli con competenza scientifica".

Canova ha lanciato il biodinamico certificato Verdèa:  "Uno standard che, se applicato bene, produce in ogni azienda sostanzialmente gli stessi risultati e quindi non è un fatto casuale", sottolinea Pari. "Le pratiche esoteriche di cui parla la Senatrice Cattaneo non sono previste ne tantomeno menzionate nei disciplinari biodinamici. Si utilizzano preparati biodinamici che non sono altro che una sorta di attivatori della vitalità del terreno. E vengono preparati, appunto, con procedimenti precisi e definiti. Bene ha fatto il direttore generale di Apofruit Ernesto Fornari a invitare la senatrice a visitare una delle nostre aziende biodinamiche", aggiunge.



Pari tiene a puntualizzare inoltre che "le fasi lunari che tanto fanno indignare i detrattori della biodinamica sono una attenzione ai ritmi della terra e dell’influsso innegabile del ritmo planetario sulla vita e quindi anche sulla produzione". E aggiunge: "Vorrei che la scienza, senza pregiudizio, analizzasse questi processi e offrisse risposte alla produzione ortofrutticola italiana che deve puntare alla differenziazione, alla qualità, alla sostenibilità e alla salute".

"Il cibo - prosegue il direttore di Almaverde Bio - ha un tale legame con l’ambiente, la natura e l’uomo che va trattato con doveroso rigore. Rigore che biologico e biodinamico possiedono. Si dice infatti produrre meno ma produrre meglio perché indubbiamente la quantità prodotta con questi metodi è inferiore a quella convenzionale, per ora. Dico per ora perché nella produzione convenzionale di frutta, per esempio, stiamo assistendo ad una progressiva difficoltà a realizzare le rese produttive attese. E’ evidente che la produzione non è direttamente proporzionale ai mezzi tecnici immessi. Ad un certo punto l’ambiente crea un freno. Il terreno perde di fertilità, ci sono attacchi sempre più pesanti di patogeni che riducono la produzione, ci sono i cambiamenti climatici e qui la ricerca scientifica deve dare risposte e trovare adeguate soluzioni".


 
Ma si percepisce la differenza tra biodinamico e non? Pari risponde con altre domande: "Avete mai mangiato un’albicocca biodinamica? Provate. Avete mai visto un frutteto biodinamico? E’ un’esperienza molto interessante. Prendo ad esempio l'impianto di pere biodinamico che coltiva il presidente di Canova. Le piante sono molto vigorose, vegetano molto bene, i frutti sono molto dolci, aromatici. Non ci sono attacchi di patogeni se non nei limiti controllabili con le tecniche del biologico. Il terreno biodinamico rende le piante più resistenti alle malattie, più in salute, più vigorose e il vigore delle piante, checchè se ne dica è importante per ottenere un ottimo raccolto. Ottimo dal punto di vista qualitativo e poi quantitativo".