Dramma gelo anche per la frutta autunnale

L'aggiornamento con Agrintesa, Rivoira, Lagnasco, Apot e Apo Scaligera

Dramma gelo anche per la frutta autunnale
Mezza Italia afflitta del gelo. C'è poco da essere ottimismi per la campagna della frutta, dopo le ultime notti in cui le temperature sono finite abbondantemente sotto lo zero termico in tutte le regioni del Nord e del Centro Italia (dal Piemonte al Lazio), andando anche oltre i meno 6 gradi centigradi in tante zone del settentrione.

"Francamente c'è molta tristezza e scoraggiamento. Dopo un 2020 in cui i nostri soci avevano prodotto pochissima frutta estiva, sempre a causa del gelo, le condizioni meravigliose delle fioriture ci facevano sperare di poter ritornare ad un'annata di normalità", commenta a Italiafruit News Ugo Palara, direttore tecnico di Agrintesa, tra i gruppi di riferimento del settore ortofrutticolo con un base sociale concentrata in Emilia-Romagna, ma estesa anche in diverse altre regioni tra cui il Veneto e il Lazio per le pomacee ed i kiwi. 

"La situazione è estremamente critica a causa della ripetitività delle gelate (solo in Emilia-Romagna ci sono state nove notti di gelo dal 7 marzo a ieri, ndr) e delle temperature minime notturne molto critiche che perdurano da dopo Pasqua. E' inutile illudersi, l'Emilia Romagna ha perso tanta, tanta, frutta anche quest'anno. Drupacee in particolare, ma non possiamo nascondere che, rispetto all'anno scorso, ci sono danni anche sulle colture autunnali come kiwi e pere, tutti da stimare".



Nella notte a cavallo tra mercoledì e giovedì, il termometro è sceso fino a meno 3-4 gradi nell'Agro Pontino, nel comprensorio di Latina che rappresenta il primo areale di coltivazione dell'actinidia in Italia. "Credo che i kiwi di questo territorio, così come quelli del Veneto e dell'Emilia-Romagna, siano stati colpiti in maniera importante dal gelo. Questo vale sia per il verde che per il giallo ed il rosso - aggiunge Palara - Capire oggi l'entità dei danni è impossibile. Si può soltanto sperare che gli eventi negativi siano finiti qui. Poi bisognerà vedere se il danno visibile oggi sui germogli di kiwi sarà irrecuperabile o se invece potranno esserci ripartenze. Chiaramente non sarà, per l'ennesima volta, un'annata normale per la frutta poichè le zone colpite dal gelo sono molto vaste".

Gianluca Bellini, componente dell’ufficio commerciale di Apo Scaligera, conferma che in Veneto, dopo i picchi di meno 6-8 gradi registrati nella prime ore di giovedì, è ipotizzabile aspettarsi danni anche sul kiwi e sui meleti privi degli impianti anti-brina. "Fragole e ortaggi, essendo sotto tunnel, sono invece a posto", precisa.

“Gli imprenditori agricoli si sono attrezzati per tempo con sistemi di protezione e impianti antibrina ma l’eccezionalità della gelata con temperature così basse rende poco efficaci gli interventi”, rimarca Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Verona. La Cia-Agricoltori Italiani Verona parla addirittura di "produzione di kiwi azzerata. Non si ha memoria di una gelata tardiva come quella registrata giovedì. In aperta pianura veronese si sono registrate temperature a 50 centimetri dal suolo fino a -8,3 gradi alle 5.40 del mattino. I risultati sono disastrosi. Compromesse del 60-80% le produzioni di meli e peri e ancor più gravi danni ai peschi. Letteralmente lessati i turioni di asparagi che si dovevano raccogliere. Zucchine e peperoni sotto tunnel colpiti per il 20%". 



Spostandoci in Piemonte, lo scenario non cambia. Marco Rivoira, amministratore delegato dell'omonimo gruppo piemontese, tra i principali operatori ortofrutticoli nazionali, sottolinea che le temperature notturne sono scese fino a punte di meno 6-7 gradi centigradi. 

"Fare stime è difficile, ma la situazione è parecchio grave - dichiara a Italiafruit News Rivoira - Sul kiwi è un disastro per chi non aveva gli impianti anti-brina, mentre le drupacee sono state molto compromesse nelle zone di pianura. Danno da valutare per le mele, che sembra comunque rilevante soprattutto nelle aree basse fino ai 400 metri. Oltre questa altitudine, la produzione si dovrebbe salvare anche se è presto per fare una valutazione sul melo".



Anche in casa Lagnasco Group la giornata di ieri è stata dedicata al monitoraggio dei frutteti. "I nostri soci insistono nella provincia di Cuneo e a sud di quella di Torino - fa presente a Italiafruit News il vicepresidente della cooperativa piemontese, Stefano Marchisio - Nelle zone storicamente meno soggette a gelo le temperature sono arrivate a meno 3-4 gradi; mentre in quelle più soggette a questo fenomeno abbiamo registrato punte di meno 7 gradi. Purtroppo i danni ci sono e sono diffusi su tutto il nostro areale. Nella mia azienda, che non è significativa perché situata in una zona più fredda, le drupacee registrano danni al 90-100%; le susine non le posso ancora valutare mentre sul melo perderà la metà della produzione. Per il kiwi ho salvato metà produzione grazie all'impianto antibrina, ma chi non ha questi sistemi di protezione ha perdite importanti. I danni variano da zona a zona, dal 30 al 100%, sono diffusi e piuttosto gravi".



E per le mele del Trentino-Alto Adige, qual è lo scenario? Come spiega a Italiafruit News Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot (Associazione Produttori Ortofrutticoli Trentini), "i dati delle centraline meteo della Fondazione Edmund Mach indicano che nella notte tra mercoledì e giovedì abbiamo avuto temperature minime medie di meno 3-4 gradi centigradi, con punte di meno 6-7 in zone circoscritte della valle dell'Adige in Trentino, dove i meleti sono in fioritura, e della Val di Non, area che si invece trova a stadio vegetativo più arretrato, dal momento che nelle piante si vedono appena le punte delle gemme. Lungo il corso dell'Adige ci aspettiamo di rilevare probabilmente danni di tipo quantitativo negli impianti non coperti da sistemi d'irrigazione antibrina, mentre in Val di Non ci potrebbero essere riflessi più che altro sulla qualità del prodotto. Minori problematiche, ad oggi, si segnalano in Alto Adige”. 



L’impatto sulle quantità si potrà capire verso metà aprile con Dalpiaz che non prospetta comunque una situazione mediamente drammatica per le mele del Trentino. “Tra circa 15 giorni - prosegue il direttore - ci prefiggiamo di fare una survey per cominciare a capire le indicazioni produttive a livello europeo, in quanto dalle prime notizie che circolano ci sarà qualche problema non solo in Italia ma anche in Francia e nella Germania meridionale. Le prime avvisaglie dicono che non sarà un’annata melicola di superproduzione per l’Europa”.

A essere colpite nel territorio trentino sono state anche le ciliegie, come evidenzia la Fem. "La fase fenologica della Kordia, la varietà più diffusa in Trentino, è abbastanza diversificata: nelle zone più tardive, a seconda dell’appezzamento, lo stadio fenologico osservato è da punte verdi avanzate a bottoni fiorali visibili, mentre in fondovalle e nelle zone collinari più esposte è la fioritura. Viste le temperature raggiunte (nelle zone altimetriche più elevate si sono registrati i meno 6 /7 gradi), specialmente dove non è stata eseguita difesa attiva si osservano danni quantitativi abbastanza importantiNei prossimi giorni - precisano dalla Fondazione - con ulteriori controlli sarà possibile avere un quadro più completo sia dell’entità del danno nelle varie zone che dell’efficacia della difesa attiva adottata".

"I danni da gelo nei frutteti e nei ceraseti e della provincia di Trento ci sono - conferma anche Marica Sartori, direttore di Codipira, Consorzio Difesa Produttori Agricoli - Certamente alcune colture sono state colpite in maniera maggiore rispetto ad altre. Mi riferisco a ciliegi e meleti precoci. Riteniamo comunque di poter dire che non siamo di fronte ai danni causati dalla terribile gelata del 2017. Infatti, da un punto di vista fenologico le colture sono in una fase vegetativa di 10 giorni differente rispetto al 2017 quando la gelata si è verificata tra il 20 e 21 aprile".

(Hanno collaborato Mirko Aldinucci e Maicol Mercuriali)
 
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