Foggia, maxi operazione anticaporalato

Foggia, maxi operazione anticaporalato
La settimana scorsa si è tenuta in Puglia una vasta operazione anticaporalato, convenzionalmente denominata “Principi e Caporali”, condotta dai militari dalla Compagnia Carabinieri di Manfredonia e dal locale Nucleo Ispettorato del Lavoro, coordinati dalla Procura della Repubblica di Foggia.

Più di 100 militari, supportati altresì dai reparti specializzati dell’Arma dei Carabinieri (Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori, Nucleo Cinofili e Nucleo Elicotteri) hanno eseguito, nella provincia, delle misure cautelari personali nei confronti di alcuni soggetti e il sequestro dei beni mobili e immobili delle aziende agricole ad essi riconducibili.

Gli investigatori hanno scoperto un’altra brutta storia di sfruttamento a Borgo Mezzanone, agro di Manfredonia. Tutto nasce da un continuo via vai di furgoni modificati, come un Ford Transit giallo “modificato”. Poteva trasportare oltre 20 persone invece delle 9 previste per legge. Nell’agosto 2018 molti ricorderanno la morte di 16 migranti – stipati in furgoni killer – in due incidenti avvenuti a distanza di pochi giorni uno dall’altro. Dopo l’iniziale reticenza, alcuni braccianti avvicinati dai militari capirono che era l’occasione giusta per denunciare la vicenda, per questo confermarono di essere schiavizzati, affermando inoltre di percepire circa 4 euro all’ora, la metà dei soldi previsti dal contratto collettivo nazionale. “L’autista-caporale” percepiva invece 5 euro per il trasporto. I reati: intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

In una telefonata, uno degli indagati (un italiano finito in carcere) parlava con il figlio (anche lui arrestato) suggerendogli come comportarsi sul territorio: “Basta che cammini in mezzo ai terreni, fatti vedere così anche il caporale acquista potere”.

I carabinieri hanno anche scoperto un file dal nome “Tariffario aziendale” con indicate le retribuzioni suddivise per nazionalità e sesso. Sono emerse una serie di buste paga artefatte ad hoc. E, soprattutto, l’assoluta mancanza di sicurezza sul luogo di lavoro. I braccianti non venivano sottoposti alla visita medica prevista dalla normativa.

Oltre al danno, la beffa: i lavoratori subivano anche un trattamento sanzionatorio; se durante l’attività lavorativa sbagliavano il conteggio dei pomodori venivano multati e costretti a pagare una somma, pena il non essere richiamati al lavoro. Il lieve danno di una saracinesca mandò su tutte le furie gli sfruttatori: “O pagano per ripararla o spariscono dalla circolazione e se ne tornano nel loro paese”.

L’operazione ha portato al sequestro preventivo di 8 aziende agricole (attive nel territorio di Stornara) riconducibili agli indagati che trafficavano in manodopera. È scattato, inoltre, il contestuale controllo giudiziario delle aziende da parte dello Stato. Sigilli a beni (capannoni e quant’altro) per 10 milioni di euro. Queste aziende fatturavano complessivamente circa 6 milioni di euro all’anno.

Fonte: Foggiatoday.it e L'Immediato.it