«Per le albicocche è un disastro come l'anno scorso»

Gelo e danni alle drupacee, le testimonianze tra Forlì e Imola

«Per le albicocche è un disastro come l'anno scorso»
L'ondata di gelo è passata anche se il rischio rimane. Fino al 20 aprile, come da tradizione storica, si possono verificare gelate tardive. Poi parte il pericolo dato da grandine e piogge abbondanti, per poi proseguire col caldo estremo dell'estate. Una sofferenza mentale che i frutticoltori del Nord Italia sono tenuti a vivere da sempre, ma che si è amplificata fortemente negli ultimi anni. 

"La gelata peggiore è stata quella della notte a cavallo tra venerdì e sabato scorsi, quando si sono toccate minime di meno 3,5-4 gradi centigradi”, sottolinea a Italiafruit News Mirco Cantagalli, produttore romagnolo di Modigliana - comune delle colline forlivesi - con circa 50 ettari tra drupacee, kiwi verdi e vitigni. “Per ora si registrano danni molto gravi su tutte le varietà precoci di albicocche. Anche le albicocche tardive, però, sono state colpite nelle zone più basse e quindi più fredde. La nostra produzione di Faralia, per esempio, se ne è andata quasi tutta”.


Fiore di albicocco gelato

Per quanto riguarda il susino, “le varietà europee si sono salvate perchè devono ancora fiorire. Sulle cultivar cino-giapponesi, che erano in piena fioritura, notiamo invece molti petali e/o pistilli già neri". E per il kiwi, qual è stato l'impatto del gelo? "L'actinidia era ancora indietro, ma qualcosa si è bruciato - risponde Cantagalli - Capiremo meglio il danno nelle prossime settimane. Per noi agricoltori dell'appennino romagnolo, il problema del gelo si somma a quello della siccità: se non piove, siamo disperati".

Sempre da Modigliana, ma da una zona più alta che ha registrato minime meno 3 gradi, il produttore Manuele Malavolti sottolinea: “Per fortuna non notiamo problemi sulle ciliegie e sulle susine europee, come President e Stanley. Il kiwi si trova nella fase della gemma cotonosa e, per ora, non ha subìto danni da freddo”.


Impianto antibrina attivato a Modigliana 

Ad avere la peggio sono state dunque le albicocche. Ormai, questo, è un fatto assodato. Come conferma a Italiafruit News Andrea Morovinci, produttore di Imola (Bologna) con 10 ettari di pesche e nettarine: “Tra giovedì e venerdì scorsi, la temperatura è andata sottozero dalle ore 22 di sera alle 8 di mattina, compromettendo soprattutto le albicocche. Nella nostra zona, infatti, le varietà precoci come Tsunami e Wondercot registrano più o meno gli stessi, gravissimi, danni del 2020. Non sembrano esservi problemi per le cultivar medio-tardive come Portici e Kioto”.

Per le pesche e nettarine imolesi, lo scenario è migliore: “Non è successo il disastro dell’anno scorso, quando personalmente avevo raccolto solo il 17% dei volumi potenziali. Negli impianti a palmetta, sistema di allevamento in assoluto più utilizzato, manca un po’ di produzione fino all’altezza di 1,8-2 metri. Guardando i pescheti, sembra che siano stati diradati da un operaio con la mano pesante. Ora le temperature saliranno e bisognerà vedere l'azione degli sbalzi termici fra il giorno e la notte”.


Filare di Big Top dell'azienda Morovinci (foto del 25 marzo) 

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