Il peperone dolce di Altino verso la certificazione europea

Il recupero dell’ortaggio abruzzese procede di pari passo con quello del pomodoro giallo del Sangro

Il peperone dolce di Altino verso la certificazione europea
Da sempre coltivato nelle pianure di Altino (Chieti), il peperone dolce rischiava di scomparire, anche a causa del ricambio generazionale del settore. Qualche anno fa nasce l’idea di recuperarlo, attraverso i semi custoditi nel tempo. Oggi i produttori di questo ortaggio, riconosciuto anche come presidio Slow Food, sono riuniti nell’Associazione dei produttori del peperone di Altino, che punta al riconoscimento della certificazione europea Dop o Igp.


Il processo di essiccazione

“A denotare il peperone dolce di Altino è la sua forma a cornetto di piccola pezzatura, che ben si presta all’essiccazione. E’ un prodotto della tradizione, da sempre utilizzato ridotto in polvere per insaporire i salumi tipici come la Ventricina e la salsiccia, oppure per arricchire i piatti poveri” spiega a Italiafruit News Donatello D’Alonzo, vicepresidente dell’associazione dei produttori e titolare dell’azienda agricola La Tavola dei Briganti.

E aggiunge: “Nella nostra azienda abbiamo dedicato un ettaro e mezzo a questa produzione in pieno campo, a cui abbiamo poi affiancato un laboratorio di trasformazione: lo vendiamo essiccato intero, a listarelle, in grana, in polvere e anche in agrodolce. Recuperando una ricetta tipica, abbiamo creato anche le chips: il prodotto viene cotto al forno con olio e sale e messo in barattolo, le abbiamo chiamate chips perché la croccantezza ricorda quella delle patatine”.
Chips di peperone dolce di Altino

Da disciplinare il peperone dolce di Altino viene trapiantato in campo a maggio e ad agosto inizia la raccolta scalare, che si protrae anche fino a ottobre. Lo scorso anno, La tavola dei briganti ha raccolto 120 quintali di peperoni freschi che hanno poi trasformato. Il prodotto è venduto ai dettaglianti, ai ristoratori e, tramite l’ e-commerce,  in tutta Italia, ma anche in Germania, Francia e Inghilterra. “E’ difficile da conoscere come prodotto – specifica D’Alonzo– ma una volta presa dimestichezza, riscontriamo molta soddisfazione”.


La semina del peperone

“L’associazione sta crescendo e siamo già arrivati a cinque ettari – dice il produttore – siamo un totale di 20 soci tra produttori e trasformatori e il nostro obiettivo è la certificazione europea Dop o Igp, l’unica che possa aggiungere valore a questo prodotto per noi così importante”.

Oltre al peperone giallo di Altino, i produttori della zona puntano a recuperare un altro prodotto della tradizione, il pomodorino giallo del Sangro. “Si tratta di una varietà locale ibrida di cui abbiamo recuperato il seme” specifica D’Alonzo, che nella sua azienda agricola lo coltiva su mezzo ettaro di terreno.



E aggiunge: “Questo pomodoro si conserva a temperatura ambiente per ben cinque mesi senza seccarsi. Inoltre ha un sapore molto più dolce rispetto ai pomodori rossi”.
Anche questo prodotto sarà tutelato da un'associazione che sarà costituita entro il 2021.
“Siamo ancora in una fase di lancio – commenta il produttore – ma in futuro speriamo di ottenere il sostegno della regione per avviare il percorso di riconoscimento europeo”.
E conclude: “Sia il peperone dolce che il pomodoro giallo si tratta di varietà meno produttive e più rustiche rispetto a quelle proposte dalle case sementiere. A livello organolettico hanno però proprietà maggiori: per esempio il nostro peperone contiene il triplo di vitamina C rispetto a un peperone standard, un vero e proprio concentrato di benessere”.

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