«Legge sul bio, quell'emendamento fa male»

Piva (Ccpb): inaccettabile che si torni a normare ancora la certificazione

«Legge sul bio, quell'emendamento fa male»
Una legge che, invece di favorirlo, rischia di far male al biologico italiano: questo il commento del Ccpb dopo la proposta approvata nei giorni scorsi dalla commissione agricoltura del Senato. Tra le novità ci sono l'introduzione di un marchio per distinguere i prodotti bio realizzati con materie prime coltivate in Italia e un Tavolo tecnico presso il ministero delle Politiche Agricole rivolto a esperti, ricercatori e rappresentanti del settore della produzione biologica al fine di individuare le criticità del settore e offrire soluzioni. 



Tra i diversi obiettivi anche il miglioramento e l'armonizzazione del sistema di controllo e certificazione a garanzia della qualità dei prodotti biologici “attraverso la semplificazione della normativa, l’utilizzo di strumenti informatici e la predisposizione di interventi di formazione”. E nel mirino di Fabrizio Piva, amministratore delegato del Ccpb finisce un emendamento, "inserito all'ultimo momento come nella migliore delle tradizioni legislative nostrane, per ridiscutere i  sistemi di controllo e certificazione; l'emendamento è stato approvato con relativa delega al Governo, quando l'ultima revisione normativa in materia è molto recente, visto che risale al 2018". 



"Abbiamo uno dei migliori sistemi di controllo del mondo che, ancora una volta, viene messo in discussione", sottolinea Piva. "Alla vigilia, tra l'altro, della pubblicazione di un nuovo regolamento comunitario... Insomma, continuiamo a farci del male, a mettere i bastoni tra le ruote dell'intero settore, perché la certificazione ha un rapporto diretto con la produzione, incide direttamente sulla stessa, la valorizza... Ma potrebbe, a seconda delle scelte politiche, aumentare peso e burocrazia".



L'Ad del Ccpb conclude definendo "poco significativo" il Ddl sul bio. Le cui tempistiche sono ora contornate da un alone di incertezza a causa della strisciante crisi di Governo: il testo è atteso nell'Aula di Palazzo Madama per il voto conclusivo del Senato, poi dovrà ritornare alla Camera per la definitiva approvazione.

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