Frutti esotici bio e italiani, il connubio magico

In Sicilia l'esperienza de L'Orto di Rosolino: si sperimentano nuove produzioni

Frutti esotici bio e italiani, il connubio magico
E’ una coltivazione sempre più diffusa quella delle piante tropicali in Sicilia e la domanda continua a rimanere alta. Complici anche le informazioni diffuse su internet, i consumatori hanno imparato a conoscere i frutti tropicali prima ancora di assaggiarli.

“Sul web le informazioni viaggiano veloci e ormai tutti hanno appreso le proprietà benefiche dei frutti tropicali – spiega a Italiafruit News Rosolino Palazzolo de L’Orto di Rosolino di Terrasini (Palermo) – Produciamo mangopapaya e altri frutti tropicali come avocado, frutto della passione, maracuja, annona; tutti a coltivazione biologica. Sul mercato vanno benissimo, sono prodotti che sembrano vendersi da soli”.


La coltivazione della papaya

E continua: “Spesso i consumatori sono così informati sulle diverse proprietà delle piante che mi chiedono anche foglie e fiori. Ad esempio, le foglie della papaya sono utilizzate per produrre estratti che contribuiscono ad aumentare il numero delle piastrine nel sangue, mentre i fiori secchi del frutto della passione servono come antistress naturale”.

La produzione di frutti tropicali a L’Orto di Rosolino si estende su una superficie di 6mila metri di serre e altri 7-8mila metri di pieno campo. “L’avventura è iniziata dieci anni fa, quasi per caso, con la papaya – dice il produttore – poi siamo passati anche agli altri frutti. Tuttora continuo la sperimentazione di nuove piante: per esempio ho piantato il cacao, che dovrebbe entrare in produzione a breve, mentre ho già tremila piante di caffè a dimora e il primo raccolto dovrebbe essere tra un anno e mezzo”.


Mango

Se le piante di papaya e banano crescono velocemente, lo sviluppo di mango e avocado è decisamente più lento: “Servono quasi tre anni per andare in produzione”, annota Palazzolo.
“Inoltre – aggiunge – essendo frutti nuovi, non possiamo chiedere consigli ai contadini esperti. Ci limitiamo ad informarci su internet e tramite i viaggi: ho potuto osservare le piante tropicali a Cuba, in Repubblica Dominicana, a Tenerife ho studiato le banane mentre in Costa Rica ho appreso i primi insegnamenti per il caffè”.

Per quest’anno, il produttore stima un quantitativo medio di 30 quintali per l’avocado, di 40 quintali per il mango, mentre “per la papaya saranno molti di più perché è una pianta decisamente produttiva”. Affiancano queste produzioni anche il frutto della passione, la maracuja, l’annona e la noce macadamia.

La coltivazione del caffè

Oltre a praticare una coltivazione di tipo biologico, da qualche tempo l’impresa è sempre più vicina alle pratiche sostenibili tramite l’agro-omeopatia. “Il nostro obiettivo è migliorare il terreno – ha sottolineato Palazzolo – se questo gode di buona salute allora anche le piante e i frutti saranno di qualità”.

Riguardo alla commercializzazione dei prodotti, l’azienda vende esclusivamente ai privati. “Ci piace mantenere un contatto con i nostri clienti e spediamo i nostri frutti sia a livello locale che nazionale. Per ora i prezzi sono buoni e cerchiamo di valorizzare costantemente le nostre referenze tramite la nostra pagina facebook (clicca qui per accedere), dove pubblichiamo anche ricette e articoli relativi ai frutti tropicali”.

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