Smart working nemico dell'ortofrutta?

Stoppani: rischiano la chiusura il 65% dei locali. Di Pisa: è tempo di tornare alla normalità

Smart working nemico dell'ortofrutta?
"Lo smart working ha svolto una funzione importante nel periodo del lockdown ma ora è arrivato il momento di tornare alla normalità: sia per dare respiro alle attività produttive e ai tanti locali che vivono anche dei consumi di chi lavora in ufficio, sia per una questione di equilibrio mentale delle persone che non possono passare la vita segregate in casa...". Valentino Di Pisa, presidente di Fedagromercati Confcommercio prende posizione in maniera decisa sul tema, tornato alla ribalta in questi giorni alla luce dell’annuncio del presidente del Consiglio di estendere lo Stato d’emergenza oltre il 31 luglio, presumibilmente per altri sei mesi.



La chiusura prima e il forte calo di vendite poi ha messo e sta mettendo a dura prova tutto il comparto dell'Horeca e la filiera ad essa collegata, grossisti dell'ortofrutta compresi; il responsabile di categoria lancia così un ideale "Sos" condiviso anche dalla Federazione dei pubblici esercizi, che nei giorni scorsi ha scritto al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e alla titolare del ministero della Funzione Pubblica Fabiana Dadone, "Non possiamo accettare oltre i danni economici che l’emergenza Covid-19 ha indotto sul sistema delle imprese della ristorazione, dell’intrattenimento e del turismo in generale - il commento del presidente della Fipe-Confcommercio Lino Enrico Stoppani - anche il rischio di un mortale indebolimento del già fragile tessuto imprenditoriale di un settore determinante all’interno delle filiere agro-alimentare e turistica del Paese, nelle quali valorizza le qualità, l’identità e l’attrattività della nostra straordinaria offerta”.



Per la Fipe "la desertificazione dei centri storici e dei quartieri direzionali, causata anche dall’assenza dei lavoratori rischia di generare una diffusa chiusura di numerosi pubblici esercizi ed attività commerciali ubicati nel centro delle città, già duramente provati dalla totale mancanza di turismo nazionale ed estero". "Come certificato dall’ultima nota mensile dell’Istat sull’andamento dell’economia italiana - conclude la federazione degli esercenti - il 65,2% delle attività di ristorazione e alloggio rischiano la chiusura, con danni incalcolabili in termini economici e sociali”.

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