Dopo il boom del lockdown, consumi di ortofrutta stabili

Dopo il boom del lockdown, consumi di ortofrutta stabili
Rallenta la crescita dei consumi domestici di ortofrutta, dopo gli incrementi a doppia cifra di marzo e aprile, mesi di lockdown. L’incremento a maggio 2020 segna un +3% dei quantitativi rispetto allo stesso mese dello scorso anno; in valori assoluti si tratta di circa 494 mila tonnellate acquistate, circa 13 mila in più rispetto al maggio 2019. Gli incrementi sono di quasi totale pertinenza degli ortaggi (+5%) mentre la frutta conferma quantità invariate nel confronto anno su anno. È quanto emerge in estrema sintesi dall’Osservatorio di Mercato di Cso Italy, sulla base di dati Gfk Italia. 
“Sebbene sia ancora prematuro fare commenti e parlare di nuovi trend, di fronte a questi dati è plausibile pensare che lo sviluppo raggiunto nei primi mesi dell’anno sia un chiaro effetto del lockdown. La crescita più lieve rilevata in termini di consumi, infatti, potrebbe essere riconducibile alle riaperture della seconda metà di maggio che hanno interessato ristoranti e mense”, ha spiegato il direttore di Cso Italy Elisa Macchi.

Trend di acquisto
Secondo quanto emerge dall’Osservatorio di Mercato, dopo mesi di acquisti “compulsivi” di mele ed agrumi, l’arrivo della proposta estiva ha portato a una diversificazione dell’andamento delle vendite. Per quel che riguarda la frutta, le specie tipiche del periodo come le fragole pareggiano le quantità dello scorso anno; va molto peggio alle ciliegie (-29%) mentre leggeri segnali positivi vengono registrati per le albicocche (+3%). Spiccano meloni (+14%), pesche (+15%), nettarine (+35%), angurie (+86%).
Fra gli ortaggi si conferma una buona domanda per patate (+13%), pomodori (+10%), cipolle e melanzane (+14%) e peperoni (+19%). Maggio 2020 inoltre evidenzia incrementi del 4% per gli asparagi (finalmente arrivati sui mercati in quantità soddisfacenti), con volumi mai visti nel quinquennio per questo mese. Stesse considerazioni per i finocchi (+9%) e i cetrioli (+10%) e, dopo il crollo di aprile, per i radicchi (+29%), mentre le insalate segnano ancora volumi incerti. 

Variazioni di prezzo
Analizzando l’andamento dei consumi in termini di valore, dall’Osservatorio Cso Italy emerge che la spesa per l’acquisto di ortofrutta per uso domestico nel mese in esame è superiore del 15% rispetto a maggio 2019 con oltre 1 miliardo 100 milioni di euro spesi nel periodo. “Si tratta di un buon incremento, imputabile perlopiù alla crescita dei prezzi medi considerato il leggero aumento dei volumi. Un segno positivo che per diverse specie non può ignorare l’influenza sulle quotazioni finali della mancanza di prodotto a causa delle gelate di fine marzo/inizio aprile”, aggiunge Macchi.
In generale i prezzi medi di acquisto di frutta e verdura sono passati da 2,01 € del maggio 2019 a 2,24 € per l’anno corrente (+12%). Nello specifico la frutta segna gli aumenti più importanti: da 1,98€/kg del maggio 2019 a 2,34€/kg medi per il 2020 (+18%). Per le verdure il differenziale si ferma al +6%, con il passaggio da 2,03€/kg a 2,15€/kg. 
“Nonostante tutto, il prezzo medio della categoria si mantiene su livelli più che accettabili: un incremento percentuale del 12% annuo si traduce in soli 20 centesimi di più al chilogrammo sul prezzo al consumo. Un incremento, tra l’altro, abbastanza tipico di questo mese rispetto alle settimane precedenti, legato all’arrivo sui banchi di vendita di specie tipicamente ‘più costose’, nonché di ‘primizie’ e prodotti estivi”, commenta il direttore del Cso Italy. 

Canali di vendita
Nell’analisi dei canali di distribuzione preferiti dal consumatore, a fronte del calo del 10% nei volumi di ortofrutta acquistata negli ipermercati, si registra un +6% e un +4% per super e discount. Differenza di performance importante, che tuttavia si assottiglia leggermente rispetto agli importanti gap segnalati a marzo e aprile tra i diversi format. Superette, invece, ancora in grande evidenza con un +19%. Nell’ambito dei canali tradizionali, gli ambulanti non accennano ad alcun recupero in seguito dell'allentamento delle misure anti-Covid (-34% anno su anno) mentre i fruttivendoli mantengono la preferenza accordata nei mesi passati e anche a maggio vedono un deciso +38% dei volumi rispetto all’anno scorso.
Circa i prezzi medi di acquisto si evidenzia una crescita per tutti i canali di vendita: iper (+13%), super (+8%), discount (+11%), superette (+9%); ambulanti/rionali (+18%), fruttivendoli (+16%).

Distribuzione geografica degli acquisti
Mentre si stabilizzano i volumi acquistati dai consumatori del Nord-Ovest con quantità in linea con maggio 2019, l’Osservatorio di Mercato di CSO Italy mostra una crescita dell’8% nel Nord-Est, del 9% al Centro e Sardegna e del 4% al Sud e Sicilia. Gli incrementi di prezzo medio riguardano tutto il territorio nazionale con variazioni comprese fra l’11 ed il 13%.

Bio, confezionato e IV gamma
Per il biologico si segnala una brusca battuta d'arresto dopo l'exploit di aprile (+33% 2020 su 2019). A maggio i volumi mostrano una flessione del 3% rispetto al 2019 mentre i prezzi medi sono aumentati del 15%, passando da 2,23€/kg del maggio 2019 a 2,57€/kg per l’anno corrente.
Rallenta anche l’ascesa dell’ortofrutta confezionata con un timido +2% rispetto al maggio 2019. Si conferma la rilevanza del confezionato al 29% degli acquisti, in linea con la percentuale dello scorso anno, mentre si notano aumenti dei prezzi medi per la merce a peso imposto.
Infine, per la IV Gamma è ancora lontana la ripresa: anche a maggio i volumi si posizionano ben al di sotto dello scorso anno con il -13% delle insalate e il -8% delle altre verdure.
In conclusione, interpreta così i risultati Daria Lodi, del servizio Statistica e Osservatorio di Mercato di Cso Italy:  "Alla luce di questi nuovi dati, l’idea generale è che dopo il 4 maggio e il rientro delle persone al lavoro si vada ristabilendo l’acquisto di ortofrutta come in una situazione no-Covid. Il margine registrato a maggio tuttavia è ancora ampio rispetto al trend negativo di consumo di ortofrutta dell’ultimo quinquennio e questo potrebbe fare sembrare che possano essersi modificate, almeno parzialmente, le abitudini del consumatore”.

Fonte: Ufficio stampa Cso Italy