Spauracchio siccità? Una soluzione sono le acque reflue

La risorsa è sempre più scarsa in Puglia e Emilia-Romagna. Il caso Ecoloop

Spauracchio siccità? Una soluzione sono le acque reflue
L'Anbi, l'associazione nazionale che rappresenta i consorzi di bonifica, irrigazione e miglioramento fondiario, ha pubblicato l'Osservatorio sullo stato delle risorse idriche in Italia. Un documento che delinea un quadro di chiari-scuri. Se alcune regioni possono dirsi tranquille dal punto di vista dell'approvvigionamento idrico, altre hanno un futuro più incerto.

In particolare preoccupano la Puglia e l'Emilia Romagna, dove fiumi e bacini idrici sono in sofferenza. E in prospettiva la situazione nelle nostre campagne potrebbe farsi ancora più critica: i cambiamenti climatici stanno determinando una assenza di prevedibilità delle precipitazioni, con lunghi periodi siccitosi intervallati da piogge abbondanti.

In questa situazione sarebbe bene che agricoltori e Pubblica amministrazione si impegnassero in una gestione più accorta della risorsa idrica e che si rivolgesse lo sguardo anche allo sfruttamento di risorse idriche non convenzionali, come ad esempio le acque reflue depurate.

I vantaggi nell'uso delle acque reflue
Quello dell'uso delle acque reflue in agricoltura è un dibattito che va avanti ormai da decenni ma che non si è mai concretizzato in progetti reali e di lungo periodo. D'altronde le acque reflue, quelle cioè provenienti dai sistemi fognari degli abitati una volta depurate, potrebbero essere impiegate in agricoltura senza alcun timore.

In Israele, dove l'acqua è un bene prezioso e scarso, la quasi totalità delle acque che escono dai depuratori vengono impiegate in agricoltura o nell'industria, senza alcun tipo di problematica. I timori di agricoltori e cittadini sono legati alla percezione che queste acque siano inquinate, sia dal punto di vista microbiologico che chimico. Si tratta tuttavia di preoccupazioni che non trovano fondamento nella realtà.

Dal punto di vista microbiologico le acque che escono dagli impianti di depurazione devono rispettare limiti stringenti, molto più stringenti rispetto a quelli che determinano la balneabilità delle acque costiere. Inoltre semplici accorgimenti tecnici, come l'utilizzo di impianti di irrigazione a goccia o subirrigazione (ampiamente diffusi in orticoltura e nelle regioni del Meridione) permetterebbero di mantenere a debita distanza le acque dalle parti eduli della pianta.



Non dimentichiamoci poi che le acque che scorrono nei nostri canali non subiscono controlli e che talvolta hanno livelli di inquinanti superiori a quelli delle acque depurate a causa di sversamenti illegali.

Dal punto di vista chimico le acque reflue possono contenere diversi inquinanti (metalli pesanti, solventi, fitofarmaci, etc.) la cui concentrazione è tuttavia regolata dalla legge ed è in percentuale tale da non rappresentare un problema per l'agricoltura. Anche la salinità può essere elevata e rappresentare dunque un problema, che tuttavia può essere controllato attraverso miscelazioni con acque chiare.

Non dimentichiamoci infine che le acque reflue depurate hanno anche una valenza agronomica in quanto contengono elementi nutritivi utili alle piante.

Il progetto pugliese Ecoloop
A lavorare su questi argomenti è il progetto Ecoloop, nato in Puglia per riutilizzare in agricoltura, in maniera smart, gli oltre 270 milioni di metri cubi di acqua depurata dall'Acquedotto pugliese. Una risorsa che sarebbe in grado di soddisfare un terzo del fabbisogno idrico regionale.

Il progetto, finanziato con fondi regionali legati al bando Innonetwork, ha sviluppato due Dss (Decision support system). Uno dedicato ai gestori degli impianti di depurazione e uno dedicato agli agricoltori (BluLeaf). Due sistemi in grado di parlarsi. In questo modo alle aziende agricole sarà possibile monitorare la qualità dell'acqua proveniente dagli impianti di depurazione, pianificare gli interventi irrigui e gestire la fertirrigazione della coltura anche sulla base dei micro e macro-elementi presenti nelle acque affinate.

"L'ostacolo più impegnativo da superare per ora è rappresentato dallo scetticismo degli agricoltori stessi", spiega ad AgroNotizie Francesca Boari, ricercatrice del Cnr-Ispa, partner del progetto insieme all'Acquedotto pugliese, alla cooperativa La Molignana e ad alcune aziende agricole. Sono partner anche aziende tecnologiche quali Fincons, SysMan (capofila del progetto) e Siconet, nonché le startup innovative Masvis e Rhubbit.

"Gli agricoltori pensano che la qualità delle acque reflue sia bassa o incerta, ma così non è. Le tecnologie che abbiamo sviluppato e che stiamo testando in campo stanno dando buoni risultati, speriamo che anche gli agricoltori si convincano della necessità di non sprecare questa risorsa".

Autore: Tommaso Cinquemani 

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