«Vi spiego perché Tobrfv è un nemico da non sottovalutare»

Intervista alla prof Bertaccini (Unibo): la propagazione di questo virus è fra le più efficaci

«Vi spiego perché Tobrfv è un nemico da non sottovalutare»
Da quando il Tomato brown rugose fruit virus (ToBRFV) ha fatto la sua comparsa nelle piantagioni di pomodoro in Sicilia, pochi mesi fa, gli operatori hanno subito compreso la gravità di questa malattia che nelle peggiori delle ipotesi può mettere in ginocchio l’intero comparto del pomodoro.
Per capire i segreti di questo nuovo virus Italiafruit ha raccolto la testimonianza della professoressa Assunta Bertaccini, docente di patologia vegetale all’Università di Bologna, e che da diversi anni si è specializzata nello studio di fitoplasmi, virus e batteri.

Professoressa, a livello scientifico cosa si è scoperto in merito al Tomato brown rugose fruit virus?
Innanzitutto, possiamo affermare che per certi versi il ToBRFV è una vecchia conoscenza, infatti, fa parte dei Tobamovirus, un genere di virus ampiamente studiato dove il capostipite è il virus del mosaico del tabacco, che fra l’altro è il primo virus ad essere stato individuato e studiato a metà del ‘900. Quindi, in linea di principio, abbiamo già a disposizione diversi elementi eziologici che ovviamente andranno approfonditi con studi specifici, ma che sicuramente rappresentano una buona base di partenza per comprendere e contrastare la malattia. D’altro canto, questo virus ha fatto la sua comparsa 6 anni fa in Giordania e fino ad ora è stata segnalata la sua presenza in Francia, Germania, Spagna, California e Messico. Se da un lato questo dimostra la sua facilità di espansione dall’altro lato coinvolgerà diversi enti di ricerca nel suo studio con la possibilità di ottenere risultati più velocemente.



Ci può indicare gli aspetti più importanti relativi alle modalità di propagazione?
È un virus che si trasmette per via vegetative e per contatto, ed in grado di contaminare anche il seme e non tramite insetti vettori. Questo significa che il ToBRFV si trova nei tegumenti del seme, nei residui colturali, sulle superfici dei mezzi utilizzati per la coltivazione, solo per fare degli esempi. Sappiamo già che rimane attivo e stabile per 5 anni sui residui vegetativi e per 5-6 mesi sulle superfici inerti; inoltre resiste fino a 92°C e a condizioni con ph 1. Alla luce di ciò è importante anche verificare il ruolo degli insetti pronubi come i bombi, i quali, passando di fiore in fiore potrebbero diffondere il patogeno specialmente all’interno delle serre. Purtroppo, la modalità di propagazione di questo virus è fra le più efficaci, che combinata alla sua virulenza ne fa un nemico molto temibile da non sottovalutare.

Quali accorgimenti può adottare il produttore per limitare la malattia?
La cosa più importante è cercare di contenere la malattia isolando i focolai principali per evitare che si possa diffondere dalla Sicilia al resto d’Italia. E' fondamentale mettere in atto tutte quelle buone pratiche agricole di prevenzione che possano ridurre le possibilità di trasmissione. In primo luogo, la semente deve essere certificata esente da questo virus, in quanto il seme infetto rappresenta molto probabilmente la modalità con la quale il ToBRFV è “sbarcato” in Italia. L’altro aspetto fondamentale riguarda l’igiene che deve essere molto stretta lungo tutto il processo produttivo, e che sovente viene posta in secondo piano. In caso di infezioni non bisogna esitare nell’estirpare ed eliminare le piante infette senza lasciare residui nell’ambiente. La contropartita, se l’intervento non è tempestivo, è rappresentata dal rischio di dover estirpare interi impianti.

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