Aggregazione, come andare oltre i soliti proclami

Il nodo della strategia: ecco i risultati del nostro sondaggio

Aggregazione, come andare oltre i soliti proclami
Più che un sondaggio è un plebiscito: il 93% dei nostri lettori pensa che l’aggregazione nel settore ortofrutticolo sia utile, mentre solo il 7% ritiene invece che sia dannosa e non porti a nulla.

Fra i sondaggi proposti su queste colonne e discussi durante gli Stati Generali dell’Ortofrutta, non poteva non essere dibattuto il tema dell’aggregazione della produzione nel settore ortofrutticolo, storicamente ritenuta la principale debolezza del nostro comparto.

Le nostre domande cercavano di approfondire più nel dettaglio il tema, nel tentativo di dare una chiave di lettura utile a tutti gli operatori. Innanzitutto, il 48% dei rispondenti crede in un’aggregazione utile a prescindere dalla dimensione, ma deve essere strategica per lavorare sulla distintività dell’offerta grazie alle economie di scopo. Interessante notare come il 27% del campione ritenga che l’aggregazione sia utile solo se si ottiene una concentrazione dell’offerta che permetta di influenzare correttamente il mercato, mentre il 19% reputa l’aggregazione utile solo se si raggiungono dimensioni che permettono di realizzare economie di scala e abbattere i costi per ogni unità.



I risultati evidenziano la necessità da parte degli operatori di raggiungere un’aggregazione innanzitutto di “qualità”, che privilegi in primis i progetti di carattere strategico. Un'operazione, quindi, che qualifichi un’offerta competitiva, grazie alle economie di scala possibili e che possa incidere sulle dinamiche di mercato per merito di una concertazione significativa di prodotto. Un mix vincente senza ombra di dubbio, ma che allo stato attuale rappresenta un’utopia, avvicinata solo dal comparto melicolo in Trentino Alto Adige. Probabilmente, quel 7% che non crede nell’aggregazione, in realtà ne comprende l’importanza ma evidentemente ha perso la speranza, in quanto fino ad ora non si è andato più in là dei proclami, buoni per intrattenere il pubblico di un convegno, meno per indirizzare le politiche di un settore.

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