Superpiante del futuro, a Padova un centro di ricerca

Superpiante del futuro, a Padova un centro di ricerca
I ricercatori dell’università di Padova stanno lavorando alle superpiante del futuro: radicchio e lattuga in grado di crescere con poca acqua e senza prodotti chimici, pomodori e peperoni arricchiti da un surplus di vitamine, altre orticole con più minerali e sostanze nutritive.

E ancora: mele resistenti alla ticchiolatura, patate che si autodifendono dalla peronospora, grano duro con alte qualità panificatorie, mais che non soffre per la siccità. Gianni Barcaccia, direttore del dipartimento Dafnae e docente di genetica agraria e genomica applicata dell’Università di Padova, ha annunciato la grande rivoluzione delle biotecnologie in agricoltura oggi al convegno “New Plant breeding techniques” al centro La Stanga di Padova, promosso da Confagricoltura Padova: “Le nuove tecniche di miglioramento genetico delle piante, come il genome editing, sono l’inizio di una grande rivoluzione: possiamo intervenire sui genomi delle piante, in maniera precisa e mirata, modificandole in maniera sostanziale sia per adattarsi ai cambiamenti climatici in corso, sia per renderle più resistenti alle malattie e migliorarne le proprietà”.



Al convegno, al quale hanno partecipato i massimi esperti nazionali del settore, si è fatto il punto sulle nuove tecniche di miglioramento genetico, le Nbt (New plant breeding techniques), che nei prossimi anni rivoluzioneranno il mondo dell’agricoltura e della produzione di cibo nel mondo. Un’innovazione necessaria, ha spiegato Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova “perché il nostro lavoro di agricoltori sta diventando sempre più incerto e difficile a causa degli andamenti climatici alterati, dei parassiti alieni e del mercato globale. Abbiamo bisogno di un’agricoltura che abbia una sostenibilità anche economica mediante la coltivazione nei nostri campi di piante migliorate, che potranno essere le stesse varietà tradizionali del nostro territorio, ma più adatte a un ambiente ostile e alle attuali necessità dell’umanità”. 

Un concetto ribadito da Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura e Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto: “Gli agricoltori sono imprenditori e non fanno beneficenza. Il settore agricolo ha bisogno di ricerca e innovazione per crescere ed essere competitivo sul mercato globale. La scienza può darci un grande supporto nello sviluppo, ma urge un quadro normativo che ci permetta di competere alla pari nel mondo. Mercoledì prossimo in Europa verrà presentato il nuovo Piano Verde e noi agricoltori ci attendiamo che venga data particolare attenzione alle nuove tecniche di miglioramento genetico, per metterci al passo con altri Paesi che già le utilizzano. E noi vogliamo avere il diritto di dire la nostra”.

Il paradosso è, infatti, che dal 2012 già si sperimentano in laboratorio le nuove tecniche, come il genome editing, ma non si possono applicare alle colture in campo perché la Corte di giustizia europea, nel 2018, ha stabilito che siano da considerarsi ogm. Quindi vietate.

Barcaccia ha spiegato che l’Università di Padova ha inviato ricercatori nel mondo a imparare le tecniche più innovative: ad Adelaide per imparare come rendere resistenti le viti ai patogeni, in Virginia per lavorare a rendere superfood radicchio e lattuga

Ma servono nuove direttive europee per poi poterle applicare alle colture in tutto il Veneto e in Italia. L’europarlamentare Herbert Dorfmann ha dato qualche spiraglio di speranza: “Il nuovo piano verde che da mercoledì verrà affrontato dal Parlamento Ue propone la riduzione del 50 per cento degli antiparassitari, ma sottolinea l’importanza delle nuove tecnologie. Auspichiamo che si trovi la quadra per cambiare marcia”. 
E se Deborah Piovan, portavoce di “Cibo per la mente”, che riunisce 14 associazioni nell’agroalimentare italiano, ha rimarcato come i finanziamenti per la ricerca siano diminuiti in Italia in quasi dieci anni del 38 per cento, Dorfmann ha rassicurato che in Europa si investirà di più: “I fondi per la ricerca saliranno da 4 a 9 miliardi”.

Riccardo Velasco, direttore del Ccntro di viticoltura ed enologia Crea, ha spiegato che anche sul fronte “wine” si stanno facendo passi da gigante, con la creazione di cloni di vitigni resistenti a malattie come oidio e peronospora. 
Mario Enrico Pè, presidente della Società italiana genetica agraria, ha annunciato l’avvio di un corso teorico pratico per ricercatori, che impareranno in laboratorio i nuovi strumenti molecolari per effettuare cambiamenti nel dna delle diverse specie. 
Infine Giuseppe Carli, presidente di Assosementi, ha rimarcato come l’industria sementiera guardi con grande interesse al futuro biotech; “Non si può più usare la caravella per attraversare l’oceano. Anche l’agricoltura non può restare ferma all’aratro, ma usare l’innovazione per affrontare le nuove sfide”.

Fonte: Ufficio stampa Confagricoltura Padova