«Bio caro? E' il convenzionale a costare poco»

Pari (Canova) commenta la ricerca Nielsen che evidenzia il "nodo-prezzo" per lo sviluppo

«Bio caro? E' il convenzionale a costare poco»
“Biologico caro? No, è il convenzionale a costare poco…”. Paolo Pari, direttore marketing di Canova inizia con una battuta il commento alla ricerca Nielsen presentata alla vigilia di Sana da cui emerge che il bio piace, ma non è per tutti: a fronte di un 15-16% di consumatori che lo apprezzano, lo vogliono comprare ed effettivamente lo acquistano, c'è infatti un 57% di italiani che ne riconoscono il valore, vorrebbero portarlo a casa ma non lo fanno principalmente perché il prezzo è alto. 

Il problema è in parte legato all’incapacità di trasmettere il valore, come ha affermato Giuseppe Zuliani, direttore customer marketing e comunicazione di Conad, ma non solo: “I consumatori sanno che il bio costa di più ma non sanno di quanto”, sottolinea Pari. “E’ una questione di percepito. E comunque, attenzione, non stiamo parlando di differenze abissali: se, per fare un esempio, un chilo di mele convenzionali costa circa 50 centesimi il chilo, una decina di centesimi a frutto, quelle bio possono costare il doppio. Una differenza di 10 cent a pezzo non certo esorbitante”. 



Ci sono margini di miglioramento e spazi per abbattere i costi lavorando su logistica e distribuzione, ottimizzazione del servizio, economie di scala, ma il differenziale dei prezzo nei campi c’è e non può (e non deve) essere annullato, aggiunge Pari. “Se poi succede, come quest’anno, che il maltempo distrugge molte coltivazioni dedicate, nel bio non si può recuperare altrove la materia prima con la stessa facilità del convenzionale. E i listini ne risentono”. 

I margini di manovra per avvicinare i consumatori riluttanti per questioni economiche, insomma, non sono enormi: “Certo, si può comunicare meglio il valore, si possono decantare i vantaggi ambientali… Ma, per dire, le catene della Gdo sono e sarebbero disposte a dare ampio spazio a questi concetti con il rischio di sminuire le produzioni non bio?”.

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