I succhi di frutta firmati dal resort di lusso

I succhi di frutta firmati dal resort di lusso
Palazzo di Varignana, situato nel Bolognese, a Castel San Pietro Terme, non è solo un’oasi di relax e benessere, un suggestivo resort di lusso con spa, adagiato ai piedi dei colli bolognesi nel piccolo e antico borgo di Varignana, nello splendido scenario della campagna emiliana, ma anche un luogo dove trovano la loro dimora ortaggi, frutta, erbe officinali e oliveti. Nell’orto, di circa 3.000 metri, di proprietà di Palazzo di Varignana, si coltivano svariate tipologie di ortaggi stagionali come lo zafferano e le fragole, oltre a 42 diversi tipi di erbe officinali. Inoltre, nei sette ettari di frutteto, crescono melagrane, albicocche, mele, pere, ciliegie, pesche e susine. A questi si aggiungono sei ettari di noccioli, un mandorleto di un ettaro e 4000 metri di goji.

I succhi di Palazzo di Varignana vengono realizzati solo con la frutta raccolta nei frutteti della struttura. In seguito, la frutta viene selezionata manualmente e trasformata con un metodo di lavorazione artigianale che rispetta l’alta qualità della materia prima. "Le varietà dei nostri succhi – spiega Chiara del Vecchio, product development director food division – sono: albicocca, mela, pera, pesca e melograno. Contengono unicamente frutta e una piccola percentuale di zucchero biologico estratto dall’uva, oppure zucchero di canna". Punta di diamante della produzione, senza nessuno zucchero aggiunto, è il succo 100% di melograno, proveniente da un frutteto in conversione a biologico. "Per quest’ultimo – spiega la product development –, vengono controllati periodicamente i frutti per raccoglierli al giusto grado di maturazione, garantendo così un sapore intenso e ben bilanciato tra dolcezza e acidità. La frutta e gli ortaggi di nostra produzione vengono utilizzati anche nei nostri ristoranti, per essere consumati freschi o in abbinamenti scelti appositamente dagli chef".

La lavorazione della frutta di Palazzo Varignana "per il momento è per conto terzi, ma in futuro – annuncia del Vecchio – è previsto un centro aziendale polifunzionale, in cui nasceranno una serra idroponica per la coltivazione di piccoli frutti, il frantoio e un laboratorio di trasformazione per la frutta". Al Palazzo di Varignana, però, non si coltiva solo frutta, ma anche 100 ettari di oliveti in conversione che ospitano 65mila piante, prevalentemente di coltivazioni nostrane, tra cui la Ghiacciola e la Nostrana, a cui si aggiungono in minore percentuale le coltivazioni Frantoio, Leccino, Maurino e Leccio del Corno.

Attraverso la coltura degli olivi, ospitalità e agricoltura si fondano in un grande progetto di rinascita e recupero del territorio. Lo scopo è stato quello di rivalutare una zona collinare, per sua natura fortemente vocata all’agricoltura, nella quale erano presenti grandi appezzamenti di terra incolti o con colture di poco pregio. Inoltre, le importanti opere di drenaggio, bonifica, pulizia di fossi e canali che si sono rese necessarie, hanno contribuito ad abbassare notevolmente i problemi di dissesto idrogeologico di queste colline.

Ultimi, ma non certo per importanza, sono i 35 ettari di vigneto nei quali si coltivano uve soprattutto autoctone e, grazie ai quali, nel 2018 sono state realizzate le prime due referenze del progetto enologico che prevede anche la produzione di vini privi di solfiti. E anche su questo versante sono in arrivo nuovi progetti. "E’ previsto per il prossimo autunno – annuncia del Vecchio –, l’inizio dei lavori di costruzione della cantina, semi ipogea, che si affaccerà sui vigneti".

Fonte: Quotidiano.net