«Houston, we have a problem»

Il responsabile freschissimi di Coop e i «lutti» che deve elaborare il settore

«Houston, we have a problem»
Prendo spunto dall’editoriale di ieri del prof Della Casa per condividere Apertis verbis una riflessione sul settore ortofrutta dall’osservatorio nel quale ho la fortuna di operare. Il 2018 si chiude con dati mediamente negativi per tutta la distribuzione sia a volume sia a valore e questo nonostante l’ortofrutta non abbia nemici mediatici, dietetici o religiosi. Tuttavia dal 2000 ad oggi gli italiani hanno “rinunciato” a consumare oltre 1,7 milioni di tonnellate di frutta e verdura che riportati a casa di ciascuno di noi vuol dire 17 chili in meno di consumi di frutta e verdura freschi, in media 1,5 kg in meno ogni anno. Certamente sprechiamo meno, certamente la crescita di consumi più orientati al servizio (penso alle gamme più evolute che vanno verso il netto edibile) riducono inevitabilmente il “peso” della spesa, ma è evidente che come filiera abbiamo un problema e non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo.



L’ortofrutta oggi è mediamente meno buona di quanto non lo fosse anche solo dieci anni fa questo è il primo “lutto” da elaborare. Purtroppo, come da manuale, al momento vedo il settore dibattersi tra la negazione (non è vero, i dati non sono attendibili o peggio è solo colpa della stagione perché non ha fatto caldo/freddo); la rabbia (è colpa dei mercati, della mancanza di supporti politici, della grande distribuzione); il patteggiamento (adesso vediamo cosa può fare il marketing); la depressione. Ma fino a quando non arriveremo ad accettare che dobbiamo tornare a produrre la qualità che si aspettano i consumatori al giusto prezzo tutte le azioni che andremo a mettere in campo saranno palliativi. Dobbiamo rompere e invertire la spirale innescata da prodotti che fanno rese sempre maggiori, facili da coltivare, da raccogliere, da conservare, da esporre e manipolare, il tutto a discapito dei profumi, dei sapori, dei colori che fanno dell’ortofrutta un settore unico e meraviglioso.



Nel 2015 lanciai una provocazione: obiettivo 20-20. Ovvero 20% di incidenza del reparto ortofrutta entro il 2020. Ma per raggiungerlo era necessario che tutta la filiera facesse un cambio profondo di paradigma e di approccio. Concentrazione coordinata della produzione per fare massa critica e innovazione, segmentazione dell’offerta, creazione di valore aggiunto vero e percepibile, semplificazione e valorizzazione dell’esperienza di acquisto del consumatore. Erano i temi aperti su cui la filiera avrebbe dovuto confrontarsi in maniera aperta e costruttiva, purtroppo debbo dire che in questi quattro anni abbiamo fatto poco e male.
Come vedete uso volutamente il plurale perché nessuno è escluso ed il primo passo per risolvere qualsiasi problema è ammettere di averlo.

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