Il settore fa gli auguri al Cso Italy

Il Centro servizi ortofrutticoli compie vent’anni, cambia sede e allunga il passo

Il settore fa gli auguri al Cso Italy
Nato nel 1998 per fornire supporto e fare da braccio operativo al mondo produttivo, il Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara (Cso Italy) è da sempre attivo sui principali fronti di discussione aperti in Italia e in Europa per lo sviluppo e l’organizzazione del settore.
Venerdì scorso l’inaugurazione della nuova sede è stata l’occasione per riunire le principali figure, istituzionali e private, della filiera nazionale: dal sottosegretario alle Politiche agricole con delega all’ortofrutta, Alessandra Pesce, al primo vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, dal presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, all’assessore regionale all’Agricoltura nonché presidente di Areflh, Simona Caselli, e al direttore generale dell’Ismea, Raffaele Borriello.
E, con loro, fare un riepilogo di come sia evoluto il settore e, soprattutto, definire le strategie per affrontare le nuove sfide.



In 20 anni l’ortofrutta italiana è cambiata molto, sia dal punto di vista quantitativo (numeri e statistiche) sia qualitativo (organizzazione e obiettivi aziendali). E, se 20 anni fa c’era il problema delle eccedenze produttive e l’annosa questione della volatilità dei prezzi, oggi al centro del dibattito ci sono il calo dei consumi delle famiglie italiane ed europee, le barriere fitosanitarie e la reciprocità normativa all’interno dell’Ue.
L’anno nero dei consumi è stato il 2013 con 7,6 milioni di tonnellate ma, in generale, sono scesi di circa un milione di tonnellate, da 9,5 a 8,5 milioni. In questi anni sono diminuite anche le produzioni di ortofrutta destinata al fresco, passate da 21,6 a 19,2 milioni di tonnellate.
Al contrario, si è registrato l’enorme sviluppo del biologico, dei piccoli frutti e dei prodotti ad alto contenuto di servizio come la IV gamma e la crescita, seppure sotto le aspettative, dell’export ortofrutticolo (da 3,7 a 4,1 milioni di ton).

Oggi il Cso Italy associa 68 imprese, non solo produttrici ma anche del packaging, delle tecnologie e della logistica ed è - a tutti gli effetti - il tavolo tecnico dell’ortofrutta italiana.
Le aree di intervento che hanno più rilevanza: statistica e osservatorio di mercato (coordinata dal direttore, Elisa Macchi); comunicazione (Luca Mari); sviluppo internazionale referente Bianca Bonifacio) e progettazione e legislazione (seguito da Simona Rubbi).



“Come dimostra il coinvolgimento costante nei tavoli di discussione nazionali e internazionali, Cso Italy è uno strumento di grande attualità per l’ortofrutta italiana – ha detto il presidente Paolo Bruni - Con la globalizzazione a pieno regime e le profonde modifiche del panorama produttivo europeo, i nostri obiettivi sono riconducibili a tre priorità. Vale a dire, conoscere e monitorare con precisione le produzioni; aprire nuovi mercati per ampliare gli sbocchi commerciali e creare competitività per l’offerta italiana”.

E tutto sembra partire sotto una buona stella, visto che Bruni ha anticipato che il Cso Italy si è aggiudicato il finanziamento per tutti e tre i progetti di promozione che aveva presentato all’Ue (vedi altro articolo di oggi).

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