Sos frodi per le arance di Sicilia, lettera a Centinaio

Sos frodi per le arance di Sicilia, lettera a Centinaio
I presidenti di Confagricoltura Catania Giovanni Selvaggi, della Cia Sicilia orientale Giuseppe Di Silvestro, Confcooperative Sicilia Gaetano Mancini e Distretto produttivo Agrumi di Sicilia Federica Argentati hanno scritto una lettera al ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, al presidente della Regione siciliana Nello Musumeci e all’assessore regionale all’Agricoltura Edgardo Bandiera, esprimendo preoccupazione per le notizie che circolano circa la richiesta sui mercati agricoli di grandi quantità di arance bionde spagnole da parte di commercianti italiani. Si riporta, qui di seguito, la lettera integrale.

In Sicilia la campagna agrumicola che sta per avere inizio presenta due caratteristiche: il calo della produzione siciliana, dovuto al clima siccitoso dell’estate appena trascorsa, e il conseguente aumento dei prezzi d’acquisto del prodotto locale.

Il calo della produzione, stimato intorno al 35%, ha già messo in moto il rialzo dei prezzi degli agrumi che in alcune zone a particolare vocazione si stanno già contrattando in foglia a quotazioni che in Sicilia non si vedevano da tempo.

È la legge del mercato. Un mercato su cui è però necessaria una vigilanza stringente da parte degli organi preposti ai controlli per evitare che lo stesso subisca delle distorsioni tali da alterare lo svolgimento delle contrattazioni e la commercializzazione di prodotti europei ed extraeuropei, spacciati per siciliani.

Dai mercati spagnoli ci giunge la notizia che, in vista dell’apertura della campagna di raccolta del Navel, nel paese iberico sono giunte massicce prenotazioni dall’Italia di agrumi in foglia. La richiesta maggiore arriva dal Lazio, Sicilia e Campania e Calabria, ma anche dalle regioni del nord vi sono numerose prenotazioni di arance estere. Tale massiccia e anomala richiesta ci allarma e ci auguriamo che questi agrumi non siano poi etichettati e venduti come prodotto italiano. Un fenomeno, quella della vendita fraudolenta di agrumi esteri spacciati per siciliani, già segnalato dalla nostre organizzazioni confederazione in numerose altre occasioni.   

La globalizzazione è positiva se rispetta le regole e non aggira i divieti. Chiediamo dunque al Ministero e alla Regione Siciliana di intervenire con controlli a tappetto per evitare frodi, falsificazioni e imbrogli che danneggerebbero i produttori siciliani a tutto vantaggio di commercianti senza scrupoli e di produttori stranieri che già hanno il vantaggio di operare in paesi dove il costo del lavoro e notevolmente inferiori a quello dell’Italia. In attesa che l’Europa stabilisca, come più volte chiesto dalla nostre organizzazioni, regole uniformi sul costo del lavoro che permettano condizioni di partenza uguali per tutti, l’unica arma per difendere le nostre produzioni di qualità è quella dei controlli. 

Non possiamo più permettere di fare commercializzare arance italiane fuori ed estere dentro, specie se provenienti in modo fraudolento da mercati extraeuropei dove, dove oltre al costo del lavoro irrisorio non vi sono controlli adeguati sull’uso indiscriminato di pesticidi e di sostanze cancerogene. Sottolineiamo, inoltre, che questo tipo di commercializzazione può creare seri problemi dal punto di vista fitosanitario con il timore che si possono introdurre parassiti che attaccano gli agrumeti. 

Auspichiamo che i controlli da parte degli enti preposti siano efficaci affinché sia scongiurato qualsiasi pericolo per gli agrumeti siciliani. Le regole sulla tracciabilità e sull’etichettatura esistono e bisogna farle rispettare. 

Fonte: Ufficio stampa congiunto Confagricoltura Catania, Cia Sicilia orientale, Confcooperative Sicilia e Distretto produttivo Agrumi di Sicilia