Pere, in campagna i conti non tornano

Amidei: qualità ok ma quotazioni inferiori del 25% sul 2017. I dati europei

Pere, in campagna i conti non tornano
Buone premesse ma inizio deludente per la stagione della pera italiana. I produttori, che nei giorni scorsi hanno iniziato la raccolta dell'Abate, starebbero spuntando nei contratti prezzi sensibilmente inferiori a quelli, elevati, di dodici mesi fa. E sì che lo scenario non è molto diverso: in Europa è previsto un raccolto di 2,33 milioni di tonnellate, in ascesa del 4% rispetto al 2017, quando i volumi si erano fermati a 2,2 milioni e del 3% sulla media del triennio 2015-2017.

L’Italia conferma la leadership tra i Paesi produttori del continente con 741mila tonnellate attese, in linea con il 2017 e il 2% più della media 2015/17. Perentorio segno più per i Paesi Bassi, con quasi 400 mila tons (in aumento del 21% sul 2017 e del 13% sul 2015/17) mentre è stabile il Belgio, con 318 mila tons (+2% sul 2017 e -5% sul triennio 2015-17). La Spagna (311mila tons) torna sui livelli del 2016 e, rimanendo nella penisola iberica, la produzione portoghese (158 mila tons), flette rispetto all'abbondante annata precedente, mentre guadagna il 9% sulla media triennale. Stazionaria la Francia, con 135 mila tons.



A livello varietale nessuna sorpresa: resta in vetta la Conference, che cresce ulteriormente, con una previsione di 953mila tonnellate; Paesi Bassi e Belgio “valgono” circa il 65% della produzione nell'Ue. Sempre seconda l’Abate con 333mila tonnellate circa attese, in leggera crescita sia sull’anno precedente (+2%), sia sul triennio 2015/17 (+5%). Terza la William, con 267mila tonnellate, in lieve ascesa.



Fin qui i dati snocciolati al congresso Prognosfruit, in Polonia, lo scorso 8 agosto. Il mercato però, non è partito con il piede giusto: “Con questi numeri, con una qualità elevata e una pezzatura più grande dello scorso anno - commenta Gianni Amidei, presidente dell’Oi Pera - le quotazioni dovrebbero essere sostenute, non troppo diverse comunque da quelle del 2017. E invece c'è attendismo e freddezza. I prezzi in campagna, ad oggi, sono il 25% circa più bassi dello scorso anno. Un esempio: un’Abate 65+ è passata dagli 80/85 cent di 12 mesi fa agli attuali 60/65”.



Le cause? Per Amidei (nella foto) potrebbero essere legate a doppio filo proprio con l’andamento della scorsa stagione, partita con uno sprint e proseguita in calando: “Oggi il mercato è decisamente più riflessivo, probabilmente c’è chi è rimasto scottato e si muove con cautela. Anche troppa. Sono convinto che il trend in questa stagione sarà opposto, quindi progressivamente rialzista ma, dovendo commentare la fase attuale, non si può essere soddisfatti: i prezzi sono inadeguati”. 

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