Agricoltura e ambiente, l'allarmismo è dietro l'angolo

I toni dell'ultimo report Ispra sulla qualità delle acque non aiutano a inquadrare il tema

Agricoltura e ambiente, l'allarmismo è dietro l'angolo
Le fake news sono sempre dietro l'angolo e più l'argomento è tecnico e più il rischio di approssimazione è alto. Il titolo sensazionalista per far presa sul grande pubblico sarà anche ad effetto... ad effetto boomerang per il settore economico di cui è oggetto.

Un esempio? Il caso Glifosate. Clamore mediatico, allarmismo, proteste... Tutti elementi su cui i grandi media spesso gettano benzina sul fuoco e relegano le evidenze scientifiche in un cassetto. A far notizia è la contaminazione delle acque, gli effetti negativi sulla salute umana, non certo studi che cercano di mettere in relazione le concentrazioni dei residui dei pesticidi con i possibili effetti sugli organismi.

Poi c'è chi dovrebbe far informazione e chiarezza, come l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), ma non contribuisce a riportare la discussione sul binario della terzietà, dell'analisi scientifica, distante dalle valutazioni emotive. Lo ha ricordato Donatello Sandroni in un articolo su AgroNotizie (clicca qui per leggerlo), sottolineando come alla presentazione del "Rapporto nazionale pesticidi nelle acque - dati 2015-2016" il parterre degli invitati fosse pieno di associazioni ambientaliste. Al tavolo nessun rappresentante di Federchimica, per esempio, oppure esperti e studiosi indipendenti, del mondo accademico.

Scrive Ispra nel rapporto: "Il Glifosate è l’erbicida più utilizzato in Italia e nel mondo ed è uno dei contaminanti principali delle acque. Nel 2016 è presente nel 47,4% dei 458 punti di campionamento delle acque superficiali (39% del 2014), con un superamento degli Sqa nel 24,5% dei casi. Il metabolita Ampa è presente nel 68,6% dei punti monitorati nelle acque superficiali (385), si registra un superamento degli Sqa nel 47,8% dei siti".

Il quadro dipinto assume contorni drammatici sin dall'introduzione dello studio. "Concepiti per combattere organismi ritenuti dannosi, i pesticidi possono comportare effetti negativi per tutte le forme di vita. In seguito all’uso possono lasciare residui nell’ambiente, con un rischio per l’uomo e per gli ecosistemi. In Italia si utilizzano ogni anno più di 130mila tonnellate di prodotti fitosanitari, mentre non si hanno informazioni adeguate sui biocidi impiegati in tanti settori di attività. Il monitoraggio dei pesticidi nelle acque richiede una rete che copra gran parte del territorio nazionale, il controllo di un grande numero di sostanze e un continuo aggiornamento".

Il messaggio che passa è errato: basta la presenza - non si sa bene in quale concentrazione - di un pesticida nell'acqua per avere effetti negativi sulla salute degli organismi.
"Nel biennio 2015-2016 sono stati analizzati 35.353 campioni ed effettuate 1.966.912 analisi - si legge ancora nel report Ispra - Il monitoraggio evidenzia una presenza diffusa di pesticidi nelle acque, con un aumento delle sostanze trovate e delle aree interessate. Nel 2016, in particolare, ci sono pesticidi nel 67,0% dei punti delle acque superficiali e nel 33,5% di quelle sotterranee. Sempre più evidente è la presenza di miscele, con un numero medio di circa cinque sostanze e un massimo di 55 sostanze in un singolo campione. La presenza di pesticidi nelle acque pone la questione delle possibili ripercussioni negative sull’uomo e sull’ambiente. Il confronto con i limiti stabiliti dalle norme dà indicazioni sulla possibilità di effetti avversi. Il 23,9% dei punti delle acque superficiali e l’8,3% di quelle sotterranee hanno concentrazioni superiori al limite".

I toni allarmistici non aiutano a inquadrare il tema e ad affrontare il problema - la sostenibilità è un obiettivo ormai prioritario per l'agricoltura italiana e le azioni in campo sono diverse - contribuendo, al contrario, a disorientare la popolazione.

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