Peperoncino piccante, c'è tutto un mondo intorno

Il Crea riscopre la filiera italiana di qualità

Peperoncino piccante, c'è tutto un mondo intorno
Il peperoncino italiano è buono, ma soprattutto ricco in provitamina A, vitamina C e ha proprietà antisettiche, digestive e vasodilatatorie.
E’ quanto hanno potuto accertare i ricercatori del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, grazie al progetto Pepic “Filiera del peperoncino piccante: interventi di ricerca per la scelta varietale e per l’innovazione dei processi colturali”, attivato su richiesta del Tavolo di filiera del Peperoncino e finanziato dal ministero delle Politiche agricole, attraverso l’Ismea.

Grazie a un approccio innovativo i genotipi locali sono stati caratterizzati a livello morfo-fisiologico, agronomico, biochimico e molecolare. E una prima analisi della diversità genetica ha distinto le accessioni in base alla specie, per poi focalizzarsi su quelle di Capsicum annuum alle quali appartengono le varietà italiane di peperoncino. Le analisi hanno mostrato come i peperoncini tendono a distinguersi sia dalle altre tipologie sul mercato (dolci e ornamentali), sia in base alla provenienza geografica. In particolare, il peperoncino italiano si è differenziato dal punto di vista genetico da quello proveniente dalle Americhe e dall’Asia.

Ma sono stati ottenuti anche nuovi genotipi migliorati a basso input energetico, adatti alle condizioni colturali italiane e alla raccolta meccanica. Il Crea-Ingegneria ha studiato una raccolta più efficiente grazie a macchine agevolatrici e varietà caratterizzate da frutti concentrati nella parte superiore ed esterna della pianta e più facilmente distaccabili, oltre che da una maggiore contemporaneità di maturazione. E dieci nuove combinazioni di incrocio prodotte presso il Crea-Orticoltura sono state richieste da alcune ditte sementiere per organizzare ulteriori prove. Con questi dati si potranno individuare sia i genotipi per un uso diretto nelle diverse aree di coltivazione del peperoncino, sia quelli da impiegare in incroci per iniziare programmi mirati di miglioramento genetico o produrre ibridi F1.

Per valorizzare le produzioni nazionali sono poi stati evidenziati alcuni caratteri qualitativi nutraceutici. Su 14 genotipi coltivati in tre siti (Montanaso Lombardo, Monsampolo del Tronto e Battipaglia) il Crea Trasformazioni agroalimentari ha studiato l’effetto del genotipo, dell’ambiente e del trattamento per la conservazione sul contenuto di composti importanti dal punto di vista nutrizionale e sensoriale, quali capsaicinoidi, acido ascorbico, carotenoidi, tocoferoli, capacità antiossidante, sostanze volatili, e così via.
In generale, i genotipi hanno evidenziato, per questi caratteri, una significativa interazione con l’ambiente di coltivazione. Comunque, il genotipo Sigaretta calabrese ha sempre evidenziato i valori massimi di capsaicinoidi, responsabili sia della piccantezza (52.000-85.000 gradi Scoville nel prodotto fresco liofilizzato e 38.000-86.000 in quello essiccato), che di molte proprietà benefiche del peperoncino.

Sul fronte colturale, sono stati sviluppati metodi ecocompatibili per la lotta alle malattie fungine e batteriche, come anche per la corretta gestione fitosanitaria della colture. Infine, sono stati ricavati dal peperoncino estratti naturali a base di capsaicinoidi da utilizzare per un controllo ecosostenibile delle malattie delle piante, in modo tale da poter sostituire o ridurre l’uso di prodotti antiparassitari di sintesi.

E il Crea Difesa e Certificazione ha condotto prove in vitro per il controllo del Fusarium oxysporum f.sp. melonis (Fom), agente del “Fusarium wilt” del melone e di tutte le altre cucurbitacee, e della Phytophthora capsici, agente della “cancrena pedale” e altre malattie su peperone e altre specie.
Insomma, la filiera italiana del peperoncino piccante di qualità superiore, innovativa, integrata e competitiva sembra essere pronta.