Tutto sull'uva da tavola: produzione, export, prezzi, consumi

L'Italia perde quote in Scandinavia e Germania, avanza il seedless

Tutto sull'uva da tavola: produzione, export, prezzi, consumi
L'Italia sta subendo da decenni un'erosione strutturata delle produzioni di uva da tavola, ed è tallonata nella classifica mondiale dalla Spagna. Cattive notizie anche sul fronte degli scambi: negli ultimi due anni si sono registrati aumenti dell'import e un trend stabile a livello dell'export. In particolare Germania e Scandinavia si stanno disaffezionando al prodotto Italiano, al contrario di Uk e Spagna. E il consumatore? Vuole sempre più innovazione: lo dimostra il galoppante aumento dell'uva senza semi.

Produzione mondiale di uva

La produzione mondiale di uva (per fresco e da vinificazione) si attesta a circa 77 milioni di tonnellate con i primi 5 paesi che rappresentano oltre il 50% del totale. Stando ai dati Faostat 2013, il primo produttore ad oggi è la Cina con oltre 11 milioni di tonnellate. Al secondo posto troviamo l'Italia in lento declino dagli anni '80 con 8 milioni di tonnellate di cui circa 1 milione di uva da tavola. Gli altri tre attori ricadenti nella top 5 sono gli Usa (7,7 milioni di tons), la Spagna (7,5 mio di tons) e la Francia (5,5 mio di tons).

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Importazioni italiane in lieve aumento negli ultimi due anni

I prezzi in importazione dell'uva da tavola sono passati da 1,52 euro il chilo del 2002 fino a 2,01 euro del 2015. Da notare il basso volume in importazione che si attesta a 24,4 mila tonnellate (+28% rispetto al 2013) per circa 49 milioni di euro (+39% rispetto al 2013), prevalentemente di prodotto in controstagione. I maggiori fornitori dell'Italia di uva da tavola sono l'Olanda (per ridistribuzione dall'emisfero sud), l'Egitto (in ridimensionamento), la Spagna e il Cile.

Esportazioni: declino in Germania

Stando ai più aggiornati dati Eurostat elaborati dal Monitor Ortofrutta di Agroter, l'Italia, tra i principali player internazionali, non registra significativi trend di crescita dall'inizio del millennio per quanto riguarda il quantitativo esportato di uva da tavola. Nello specifico, nel 2015, l'Italia ha esportato 467 mila tonnellate (-8% rispetto al 2013) di prodotto per un valore di 645 milioni di euro (+5% rispetto al 2013) con i primi cinque mercati che rappresentano il 68% mentre i primi dieci ben l'85%.
 
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La Germania rimane il primo mercato di destinazione per l'uva da tavola italiana anche se negli anni si stanno registrando trend negativi (-27% a volume dal 2002). Stabile negli ultimi anni la Francia, mentre la Polonia ha evidenziato crescite, dall'inizio millennio, del 30% in quantità. Al quarto posto troviamo la Spagna anch'essa in grande crescita, avendo quasi raddoppiato i volumi assorbiti sempre nello stesso arco temporale.

L'uva da tavola italiana nel 2015 è stata esportata a un prezzo medio di 1,38 euro il chilo franco partenza.

La corsa all'internazionalizzazione mancata: disaffezione Nord Europa

Con un andamento stagnante, l'Italia esporta il 90% dei propri valori nei mercati Ue che presentano anch'essi variazioni molto modeste. Si segnala una grande disaffezione al prodotto italiano da parte dei paesi del Nord Europa, quali Norvegia, Danimarca, Svezia e Finlandia.

La vera problematica dell'uva da tavola è che i mercati extra Ue stentano a decollare ed hanno ancora una bassa importanza relativa rispetto al totale; fanno eccezione Emirati Arabi, Arabia Saudita, Qatar e Kuwait. .

I consumi interni basati sul solo prodotto Made in Italy

Secondo l'analisi condotta da Ismea su dati 2014, la disponibilità di uva da tavola in Italia proviene principalmente dalla produzione nostrana (98%) mentre l'import influisce solamente per il 2%. Per quanto riguarda i flussi in uscita dal sistema Italia, troviamo come prima voce l'export con il 43%, seguito dal consumo diretto con il 38% suddiviso a sua volta in Ho.Re.Ca. (25%) e Retail (75%). L'industria di trasformazione vale il 15% del totale mentre perdite e ritiri sono attestati a un 5%.

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Produzione italiana concentrata in Puglia e Sicilia

Le produzioni italiane di uva da tavola (un milione di tonnellate nel 2015) si concentrano in due grandi poli che raccolgono più del 90% della Sau: Puglia e Sicilia. Durante il 2015, la Puglia ha prodotto 655.115 tonnellate (8% rispetto 2014) e la Sicilia 352.245 tonnellate (-3% rispetto al 2014). Le altre regioni italiane non incidono significativamente sul totale della penisola.

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Stando alle elaborazioni Ismea su dati Istat, la dimensione media aziendale è di circa 2 ettari. Nettamente sopra la media si collocano le aziende delle province di Taranto (4,22 ettari), Catania (3,57) e Caltanissetta (3,42).

Consumi: uva senza semi in ascesa

L'uva senza semi continua la sua penetrazione tra le famiglie italiane, lo dimostra il campione interpellato dal Monitor Ortofrutta di Agroter su panel Toluna che sembra apprezzarne sempre di più le qualità: il 46%, infatti, la preferisce seedless contro il 34% del 2011, a discapito di quelle con i semi. In particolare, le motivazioni che supportano questo trend sono in primis il fastidio causato dai semi (63%), poi entra in gioco il piacere gustativo (56%) e la comodità (50%). Chi preferisce uva tradizionale argomenta la scelta con "è prodotto tradizionale e/o naturale" (57%), "lo trovo sempre" (31%) e "è più dolce e saporita" (28%).

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