Lamponi, se il vivaio «studia» anche il pack

Il caso Enrosadira e la strategia di Molari per far conoscere la varietà

Lamponi, se il vivaio «studia» anche il pack
I consumi di lamponi e mirtilli negli ultimi anni stanno crescendo più delle altre specie frutticole, sostenuti da un mercato che ne valuta in maniera favorevole sia gli aspetti organolettici, sia quelli strettamente salutistici. E l’aumento della domanda ha indotto numerosi produttori ad aumentare gli investimenti in termine di superficie e, altri, a intraprendere ex novo la coltivazione di queste specie.

Se il mirtillo rappresenta una coltura molto esigente e non praticabile in tutte le realtà, il lampone merita un discorso a parte. Italiafruit News ne parla con Gilberto Molari, titolare dei Vivai Molari di Cesena, azienda specializzata nella selezione e brevetto di varietà di lampone contraddistinte da elevata produttività, ottima qualità e lunghissima shelf-life.

“Gli esperti di marketing ortofrutticolo – osserva Molari - sanno che, oltre all’aspetto esteriore, il consumatore è alla ricerca di sapore e durata nella fase post acquisto. Ma, anche quando sono presenti entrambe le caratteristiche, non è facile comunicarle al consumatore. Solo alcune varietà club, quali Pink Lady o Candonga, abbinano al marchio un prodotto sempre costante per caratteristiche estetiche e organolettiche”.

“Oggi – continua Molari - per il lampone non esiste niente di simile. I principali gruppi che lavorano sul miglioramento genetico ricercano tutte le caratteristiche necessarie, ma sui frutti a bacca non è facile raggiungere questi obiettivi”.

“Da parte nostra - aggiunge il vivaista cesenate - dopo il felice lancio di Enrosadira due anni fa e lo sviluppo inarrestabile che ha avuto sui principali scenari mondiali, è stato quasi naturale pensare che la varietà meritasse di essere riconosciuta dai consumatori, perché provvista di tutte le caratteristiche richieste”.

“L’idea - prosegue Molari - è nata proprio dopo che una nota catena olandese ci ha chiesto di caratterizzare meglio nostro prodotto. Ci siamo quindi chiesti come facilitare la riconoscibilità di Enrosadira da parte di chi fa la spesa, ma senza creare un club. Abbiamo optato per una soluzione molto concreta: i produttori, asse centrale insieme ai consumatori attorno al quale vogliamo costruire un modello funzionante, possono aderire al nostro progetto e acquistare da ditte specializzate e autorizzate gli imballaggi a marchio Enrosadira che permetteranno di identificare la varietà sul mercato. Senza sobbarcarsi ulteriori costi oltre a quelli del cestino, di poco superiori a quelli di un imballo neutro”.

“Siamo ovviamente in una fase di test - conclude Molari -  ma si tratta di una grande occasione e una sfida che ci sentiamo di iniziare, in quanto i player coi quali collaboriamo sono parte attiva di questo progetto. La shelf-life, il colore brillante e il gusto adrenalinico di Enrosadira possono e devono essere riconosciuti dai consumatori. Per noi, però, non è un punto di arrivo; l’attività di breeding prosegue e il nostro portfolio di materiali interessanti continua a essere rifornito”.

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