Opera, i numeri della prima stagione

Presentati venerdì in assemblea. «Aggregazione strada obbligata»

Opera, i numeri della prima stagione
Un fatturato di 151,4 milioni di euro, poco meno di 210 mila tonnellate di pere gestite, mille clienti di 48 nazioni, un incremento delle esportazioni di oltre il 25% rispetto alla campagna precedente: sono i numeri della prima stagione di Opera Sca, l’aggregazione costituita ufficialmente nel maggio dello scorso anno che venerdì 28 luglio ha convocato l’assemblea generale ordinaria dei soci. Approvato all’unanimità il bilancio consuntivo relativo all’esercizio 2015/16 (relativo al periodo tra il primo maggio dello scorso anno e il 30 luglio di questo), è stato fatto il punto sulla stagione d’esordio: “Opera - si legge in una nota stampa - ha svolto il primo anno di attività in un contesto di mercato che presentava diversi aspetti non favorevoli tra i quali una produzione Ue ed italiana in linea con la media del triennio precedente, ma una pezzatura dei frutti molto modesta; l’embargo russo; le crescenti tensioni politiche ed economiche in Nord Africa; la forte concorrenza da parte di Belgio e Olanda; il trend negativo dei consumi”. 

Eppure, i numeri si sono rivelati importanti, allineati con le previsioni iniziali di massima (il fatturato previsto era inferiore ai 150 milioni di euro) anche se “non ancora sufficienti per generare le indispensabili condizioni di diffusa sostenibilità economica della coltivazione del pero in Italia”.




Ed è proprio per questo che, al termine del  primo anno di attività, definito “molto impegnativo, pieno di imprevisti e difficoltà, ma straordinariamente coinvolgente”, l’assemblea ha ribadito la convinzione che la strada imboccata non abbia alternative. I soci di Opera, si legge ancora nel comunicato, sono convinti che "il raggiungimento del risultato della reale sostenibilità economica per un elevato numero di aziende agricole impegnate nella coltivazione del pero passi necessariamente da una serie di condizioni: aggregazione di un’offerta di pere la più ampia possibile; miglioramento continuo dell’efficienza e dell’efficacia dell’organizzazione dell’azienda nonché del profilo organolettico della frutta e del servizio ai clienti; introduzione e sostegno nel tempo di una coerente politica di marca e conseguente valorizzazione della produzione".

Per questo, si continuerà "con tenacia e determinazione a perseguire gli scopi comuni anche se non c’è certezza che sarà possibile raggiungere gli obiettivi, soprattutto perché non è affatto scontato che sia raggiungibile il necessario livello di aggregazione dell’offerta”.



Il cammino fin qui compiuto ha comunque dato alcuni risultati: “Durante l’esercizio 2015/16 - sottolinea il comunicato - Opera ha avviato due importanti processi evolutivi: lo sviluppo organizzativo, che progressivamente porterà i soci ad affrontare il mercato in qualsiasi area geografica come un’azienda realmente unica; la progettazione della propria futura politica di marca”.

In conclusione dei lavori assembleari, il presidente Adriano Aldrovandi ha ringraziato i soci per aver consentito a Opera “di diventare in pochi mesi la più grande azienda di commercializzazione di pere del mondo; tutti hanno contribuito fattivamente ad ogni attività dell’azienda e l’hanno sostenuta con tenacia e convinzione”.

E le aspettative per la prossima stagione? “E’ presto per fare commenti”, spiega a Italiafruit News il direttore generale Luca Granata. “L’unico fatto certo, ad oggi, è che la produzione di pere in Italia sarà inferiore, anche se non in modo drammatico, a quella del 2015, mentre la pezzatura media dei frutti dovrebbe essere più nella norma rispetto a quella mediamente molto scarsa dell’anno scorso”.

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