Microdosi di rame per difendere le piante, nuovo formulato

Microdosi di rame per difendere le piante, nuovo formulato
L'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, grazie ad una collaborazione con Agrisana s.r.l. (LT) ed il Consorzio ViniVeri (PG) ha depositato brevetto per un nuovo formulato a base di minerali e rame da utilizzare in agricoltura.

"Il formulato messo a punto in oltre quattro anni di test di laboratorio e prove sul campo – spiega Daniele Malferrari, ricercatore in mineralogia presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell'Università di Modena e Reggio Emilia - ci permette di affermare che è possibile ridurre drasticamente gli apporti di rame metallo in agricoltura, pur mantenendo una valida azione di contrasto alle più diffuse micopatie".

È risaputo che il rame metallo applicato, nelle sue varie formulazioni (poltiglia bordolese, rame ossicloruro, idrossido, etc) sulla vegetazione ai fini della difesa fitosanitaria, dopo aver svolto la sua azione fungicida e battericida, è soggetto ad una inevitabile lisciviazione a terra dove viene progressivamente accumulato nei primi strati del suolo, trattenuto dai colloidi organici e dagli aggregati argillosi.

Nel corso degli ultimi anni enti di ricerca ed industrie dell'agrochimica hanno moltiplicato gli sforzi per trovare formulati a base di rame sempre più performanti nella consapevolezza che, pur trattandosi di un elemento indispensabile nella pratica fitoiatrica, è doverosa la massima attenzione agli aspetti ambientali. Infatti, secondo recenti studi condotti in vari Paesi dell'Unione Europea, l'uso continuativo, dall'800 a oggi, dei sali rameici ha portato a concentrazioni tossiche del metallo nei terreni agricoli, con livelli che variano da 100 fino a 1.280 mg per Kg di suolo, contro valori medi di circa 5-20 mg nelle aree non usate per attività agricole. Da questa criticità derivano le recenti normative che regolano le quantità di rame da impiegare: al massimo 30 kg per ettaro suddivisi in 5 anni.

Una possibile soluzione a queste problematiche potrebbe arrivare dall'impiego del formulato messo a punto. Si tratta di una complessa miscela di differenti forme rameiche e di minerali appartenenti alle classi dei silicati e dei carbonati. Durante la fase di preparazione il rame in soluzione interagisce con i minerali, in particolare legandosi alle zeoliti, tectosilicati che hanno una elevata affinità per lo ione rameico. Al termine del processo di produzione si ottiene un prodotto atomizzato in cui circa il 75% del rame è legato ai minerali che per la loro natura chimica, fisica e morfologica riescono ad aderire pressoché stabilmente alle foglie. In questo modo il rame può vantare differenti modalità di azione e di rilascio, che vanno dalla "immediatamente disponibile" (rame non legato ai minerali) a quella "distribuita nel tempo" (rame legato alle fasi minerali a più lenta e, comunque, differenziata cinetica di rilascio).


A sinistra il formulato depositato su foglia di vite; a destra una immagine della stessa foglia ingrandita 500 volte al microscopio elettronico.

Sono state condotte diverse sperimentazioni in campo, particolarmente su vigneti, dove è stato possibile ridurre il rame fino al 70% in peso rispetto ai protocolli aziendali a parità di risultati nella prevenzione della più temuta avversità fungina: la peronospora (Plasmopara viticola). Le modalità di applicazione non hanno previsto l'impiego di particolari pratiche e dispositivi: sono stati seguiti gli stessi calendari di applicazione dei protocolli aziendali e sono stati impiegati gli atomizzatori disponibili in azienda.

Inoltre, nel corso delle varie sperimentazioni condotte presso diverse aziende agricole del nord e centro Italia, sono emerse altre potenzialità insite nel nuovo formulato. In particolare sono risultate ben evidenti le proprietà termo-regolatrici dei minerali progressivamente accumulati sulla vegetazione che svolgono, quindi, un ruolo di protezione contro le scottature da eccesso di insolazione e da temperature elevate. Questa proprietà collaterale, ossia di prevenire l'eccessivo riscaldamento delle superfici trattate, porta indubbi vantaggi sul piano del benessere metabolico della pianta con una risposta diretta sul piano produttivo e qualitativo dei prodotti. Si tratta di un aspetto di grande rilevanza a fronte delle attuali tendenze di innalzamento delle temperature medie del periodo estivo-autunnale.


A sinistra un filare trattato col formulato; a destra un filare trattato con prodotti convenzionali.

L'agronomo Stefano Poppi, coordinatore dello staff dei tecnici incaricati nelle operazioni sul campo sottolinea che in occasione delle prossime annate di sperimentazione saranno studiati ed approfonditi altri aspetti. Infatti, oltre alla proprietà termoregolatrici prima ricordate, si andranno verificare interferenze positive nei confronti di importanti fitofagi presenti sulle colture (lepidotteri, acari, afidi, etc), verso cui si è potuto già osservare una efficace riscontro.

Tutti i partecipanti al progetto che hanno reso possibile e disponibile al mondo agricolo questa importante innovazione tecnologica concordano su un punto: siamo solo all'inizio di un lungo percorso, e siamo certi che non mancheranno molte altre sorprese tutte a beneficio degli imprenditori e della protezione e tutela dell'ambiente.

Per informazioni:
Daniele Malferrari - Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche, Università di Modena e Reggio Emilia, per richieste relative alla composizione e proprietà chimiche e mineralogiche del formulato
E-mail: daniele.malferrari@unimore.it

Stefano Poppi - Agrisana s.r.l., per info sulle prove sul campo (test agronomici):
E-mail: info@agrisanasrl.com