Newco Pera al via, Granata: «Grande inizio, ma il meglio deve ancora venire»

«Aggregazione, comunicazione, export: un concept "inclusivo" destinato a crescere»

Newco Pera al via, Granata: «Grande inizio, ma il meglio deve ancora venire»
“Siamo partiti, 28 giorni fa, con una dote di 140 mila tonnellate di pere, quelle di Apo Conerpo e oggi siamo arrivati a oltre 200 mila tonnellate, per l’esattezza 207.900 tonnellate di venduto medio negli ultimi quattro anni da parte degli aderenti: il 50% in più. Non c’è nessuno, sulla terra, che mette insieme così tante pere e se pensiamo che il progetto è solo all’inizio, e che un mostro sacro come Zespri aggrega 400 mila tonnellate di kiwi, meno del doppio, ci sono tutti i motivi per essere soddisfatti. E infatti lo sono. Moltissimo. Così come lo erano i soci che mercoledì a Bologna hanno  partecipato all’assemblea costituente della nuova realtà voluta, per il momento, da 22 aziende italiane che rappresentano un migliaio di produttori”. Cadenza le parole, Luca Granata, ma la voce non nasconde il compiacimento: il primo traguardo è stato raggiunto, la newco si è messa in moto. E lui non ha dubbi: ha grandi prospettive davanti. 

«Migliorare comunicazione ed export»

L’occasione per commentare a caldo i primi passi del "polo" della pera è stata fornita dagli stati generali sull’ortofrutta della Cia di ieri sera a Faenza, dove il manager ha parlato della sua nuova "creatura". Con linguaggio brillante e vivace.

“E'stato fatto di più in 28 giorni che nei precedenti 28 anni. Per questo all’assemblea costituente c’era aria di entusiasmo. Potranno migliorare molte cose. Sul fronte della comunicazione, ad esempio. Non c’è nessuno al mondo che comunica sulla pera: con 200 mila tonnellate alle spalle, puoi parlare in piazza e c’è il “rischio” che ti sentano pure… E magari puoi scegliere qualche mercato dove crescere ed esportare. L'attuale, misero, 20% di export deve raggiungere ben altre percentuali”. 

«Vendere di più, anche a chi già consuma»

Granata ha già fatto i conti: “Partendo dal presupposto che è più facile vendere un prodotto a chi già lo compra, se riuscissimo a veicolare 1,5 kg in più l’anno - ossia due pere in dodici mesi - ai 20 milioni di famiglie italiane che già le consumano, otterremmo qualcosa come  30 milioni di chili di pere vendute in più. La musica cambierebbe. E poi c’è tutto l’estero da conquistare: non si sta facendo niente per vendere all’estero”.  

«Piccolo non è bello»

Il motivo di tanta fatica sul fronte della commercializzazione? “Nel mass market, piccolo vuol dire debole e instabile. Nel mondo dell’ortofrutta le uniche marche conosciute sono quelle di dimensioni almeno 10 volte superiore alla media delle aziende di mercato. Piccolo non è bello: negli altri settori lo si è capito da trent'anni, in agricoltura ancora no. Nel frattempo la distribuzione e tutto il mercato hanno corso...”.

«E' il momento dell'aggregazione: funzionerà»

“E’ il momento dell’aggregazione non solo a parole ma anche nei fatti”, la convinta affermazione del manager ex-Melinda. Che non nasconde la fiducia per lo sviluppo di Pera anche in funzione delle sue ricadute positive sull’economia del sistema-Paese: “Ci aspettiamo si allarghi ancora, sono convinto si allargherà. Anche perché aggregare l’offerta vuol dire avere a cuore l’economia nazionale: se attraverso la comunicazione, che è funzione diretta del livello di aggregazione, riuscissimo a diventare grandi abbastanza da "spingere" i consumi di ortofrutta vi sarebbe una ricaduta positiva sulla salute riducendo la spesa sanitaria, che ha un ruolo fondamentale nel debito pubblico italiano. Io la chiamo sostenibilità vera; una sostenibilità subordinata all’aggregazione dell’offerta. Non voglio pensare che nessun altro la veda così e che non venga stuzzicato da questo concept: in fondo, tra il dire e il fare, c’è di mezzo il cominciare…”. 

«Un progetto "inclusivo". Ma chi prima arriva...»

Granata non esclude che la compagine possa crescere già nel brevissimo periodo, ossia “prima di andare dal notaio a fine maggio per la costituzione”.  Poi un nemmeno tanto velato riferimento a chi per il momento si è chiamato fuori: “Magari a breve ci ripensa. Ma va bene anche se aderisce a giugno, a luglio. Certo, chi entra subito non paga niente e può uscire nel giro di un anno senza penalità. Ma sono tutti benvenuti e tutti utili per la causa: è un progetto inclusivo e non esclusivo, l’unica cosa che conta è l’aggregazione”.

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