Il pesto genovese vuole diventare Patrimonio dell'Umanità

Il pesto genovese vuole diventare Patrimonio dell'Umanità
Pestello, mortaio, basilico e pinoli come la Muraglia cinese, Pompei, il Gran Canyon e le altre mille e sette – come da ultimo aggiornamento della lista, datato giugno 2014 – meraviglie del mondo. Il pesto genovese al basilico si candida a diventare il tesoro Unesco numero 51 in Italia (e il quarto della Liguria, dopo i Palazzi dei Rolli, il Parco del Beigua e le Cinque Terre) in quanto "Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità": uno di quei saperi preziosi, tramandati di generazioni in generazione dalla cultura e dal saper fare del territorio, che secondo l'agenzia speciale delle Nazioni Unite valgono quanto interi centri storici, opere d'arte, palazzi, opere umane e spettacoli della natura.

La salsa più celebre e internazionale della cucina nostrana potrebbe presto entrare a far parte della lista delle ricchezze etno-antropologiche da tutelare del pianeta, grazie all'iniziativa congiunta di Comune, Regione, Camera di commercio di Genova e una delle associazioni più attive nel comparto pesto.



A mettere insieme il collettivo di enti promotori che, in questi giorni, invierà ufficialmente la richiesta  del riconoscimento più importante, prima al Ministero dei Beni culturali, tramite nazionale con l'organizzazione mondiale, e quindi all'Unesco. Sarà infatti l'Associazione Palatifini, organizzatrice del Campionato Mondiale di Pesto al Mortaio che ogni due anni – prima della finalissima in scena a Palazzo Ducale – porta il nome della ricetta più ligure che ci sia in giro per il mondo, attraverso un fitto calendario internazionale di eliminatorie.

Fonte: Repubblica Genova