A Milano si coltiva ampalaya, cucurbitacea nutraceutica

Otto varietà di zucca amara dell'Asia seminate in altrettante aziende. Con alterne fortune

A Milano si coltiva ampalaya, cucurbitacea nutraceutica
Nel corso della prima annualità del progetto "Nutrire la Città che Cambia", di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi (cliccare qui per leggere) otto specie vegetali esotiche sono state seminate da altrettante aziende lombarde che si sono dette disponibili, insieme a un orto didattico di una scuola milanese, a partecipare alla sperimentazione degli "ortaggi migranti".

Tra i protagoniste del progetto c'è l'ampalayauna cucurbitacea dallo spiccato sapore amaro e le elevate proprietà nutraceutiche: questo ortaggio è non a caso conosciuto e utilizzato dalle medicine tradizionali asiatiche, tra cui l’Ayurveda, ed è diffusamente studiato nei centri di ricerca in tutto il mondo per il suo rilevante potere antiossidante e i suoi effetti benefici contro diabete, malattie coronariche e cancro.

L’ampalaya, o zucca amara, è stata seminata in tutte e otto le aziende sperimentali disseminate nell’area milanese; ad ognuna è stata assegnata una diversa varietà i cui semi sono stati reperiti in seguito ad una lunga ricerca in enti del Sud Est Asiatico.


Un frutto di ampalaya fotografato nell'azienda agricola Corbari di Cernusco sul Naviglio (Milano) il 05 settembre scorso. (Foto di Daniele Fedeli)

Quattro varietà sono state selezionate e fornite dall’Avrdc, World Vegetable Centre, centro di ricerca internazionale che ha organizzato la Big 2014, Bitter Gourd Conference, ad Hyderabad (India) il 20-21 marzo scorsi, a cui il progetto “Nutrire la Città che Cambia” ha partecipato. Le varietà ordinate sono giunte a Milano dalla Thailandia all’inizio di luglio; le altre quattro varietà sono arrivate dalle Filippine verso la metà dello stesso mese, prodotte e fornite dall’azienda sementiera East-West Seed Company.

L’ampalaya ha un ciclo colturale della durata di circa tre mesi, e per il suo sviluppo necessita di un clima umido e temperature comprese tra i 20 e i 30 gradi. Visto il ritardo con cui sono arrivati i semi ed il clima instabile e freddo rispetto alla norma dell’estate di quest’anno, i promotori ritengono difficile riuscire ad ottenere frutti allo stadio di maturità commerciale. Per questa ragione è stato consigliato alle aziende di seminare solo metà dei semi ricevuti, in modo da poter tentare nuovamente la prossima annata, confidando in condizioni ambientali migliori ed effettuando le semine nei tempi giusti, a maggio.

La sperimentazione ha per ora evidenziato in tutte le aziende una discreta capacità germinativa dei semi, tra il 50 e l’80%, in linea con le previsioni. Per problemi ambientali, però, l’altezza delle piantine non supera i 30 centimetri; in due aziende, tuttavia, le piante hanno raggiunto l’altezza di 1 metro e prodotto alcuni fiori gialli.

Nei prossimi giorni Italiafruit scriverà di altri ortaggi inseriti nel progetto e di come procede il loro inserimento sul suolo italico.

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