Cso: dieci anni a tinte fosche per i consumi di ortofrutta

È necessaria più attenzione alla creazione del valore per recuperare il rapporto con i consumatori

Cso: dieci anni a tinte fosche per i consumi di ortofrutta
Il calo progressivo dei consumi di frutta e verdura in Italia è un fenomeno in atto da oltre 10 anni, con una perdita di quantità acquistate per famiglia di circa 140 Kg annui dal 2000 al 2013. Così si è aperto il Convegno organizzato ieri a Bologna da Regione Emilia Romagna e CSO per analizzare la situazione e suggerire possibili soluzioni.




Consumi fra luci e ombre
"Dall'analisi dei dati - ha dichiarato Elisa Macchi Direttore di CSO nella sua relazione di base - emergono evidenze importanti su cui è necessario riflettere: in primo luogo è palese che il prezzo non è l'unico fattore condizionante per l'acquisto, lo si vede dallo sviluppo del biologico o delle referenze di alta gamma, come il radicchio (+61% di acquisti dal 2006 ad oggi), o le fragole (+34% dal 2000 al 2013). I consumatori  - ha continuato la Macchi - stanno premiando l'innovazione di prodotto che negli ultimi anni ha reso disponibili sul mercato varietà più apprezzate anche dal punto di vista organolettico-gustativo. Mi riferisco, ad esempio, alla crescita dei consumi di albicocche (+ 6% dal 2000) o anche delle nettarine (+21% dal 2000) o dei meloni che hanno vissuto un profondo rinnovamento varietale e un ampliamento del calendario di commercializzazione, crescita che è avvenuta anche per la frutta esotica e il kiwi, prodotti ancora sconosciuti dal grande pubblico dieci anni fa. Soffrono i prodotti anonimi e indifferenziati su cui sarà necessaria una profonda segmentazione e differenziazione. Penso alla pera, in primo luogo, ma anche alle arance e all'uva.


Sono proprio i prodotti di base, come mele, arance e banane a segnare il passo, con cali a due cifre, anche se mantengono ancora saldamente la leadership nel rank nazionale delle quantità, mentre il grande salto di quota di mercato della GDO, dal 37% del 2000 al 58% di oggi, non è stato sufficiente ad un corrispondente incremento dei consumi complessivi.



Nella foto, da sinistra: Elisa Macchi - CSO, Marco Pellizzoni - GFK Eurisko, Renzo Piraccini - Apofruit e Cristian Moretti - Agrintesa

Gli indicatori - ha concluso la Macchi - stanno dando segnali di timida ripresa per il comparto e ci dovremo giocare bene le opportunità consapevoli del fatto che sarà sempre più importante conoscere a fondo la dimensione delle produzioni italiane che è la base di partenza per ogni scelta strategica e di fatto oggi è ancora incompleta."

L'analisi dei dati presentati al Convegno evidenzia un andamento dei consumi di ortofrutta a due velocità sul territorio nazionale. Mentre nelle aree del Nord e del Centro gli acquisti sono stabili o in crescita, nel Sud  diminuiscono in misura importante.

Acquisti sotto osservazione
Marco Pellizzoni di GFK Eurisko ha poi ribadito il taglio degli acquiti che sta caratterizzando l'approccio al consumo da parte degli italiani, anche se proprio per la frutta, che è la categoria alla base del carello, con da 5,7 a 7 atti di consumo nel corso di una settimana, vi sono ottime opportunità nelle aree delle relazioni, della qualità percepibile, dell'esperienza sensoriale e della sostenibilità ambientale.



L'Europarlamentare Paolo De Castro, intervenendo all'assise, ha dichiarato "In autunno avremo la riforma dell' OCM Unica per il capitolo dedicato all'Ortofrutta, con modifiche che fanno riferimento al libro bianco, su cui dobbiamo quindi lavorare fin da subito con proposte applicative per gestire al meglio gli 1,5 miliardi di Euro a nostra disposizione. Vi è poi il nuovo regolamento sul biologico e il "pacchetto promozione" che per le imprese significa il 75% di importo con finanaziamento diretto da parte della UE.

Per quanto riguarda le problematiche del post raccolta sulle pere mi sono attivato anche per l'etossichina - ha proseguito De Castro - ma il problema è che l'Italia non ha chiesto la deroga come Spagna e Portogallo. In ogni caso - ha concluso De Castro - per il settore ortofrutticolo italiano l'imperativo è esportare, che non è più un'opportunità ma una necessità".



Nella foto, da sinistra: Paolo De Castro - Parlamento Europeo, Paolo Bruni - CSO e Tiberio Rabboni - Regione Emilia-Romagna

L'Assessore all'agricoltura Tiberio Rabboni ha ricordato gli sforzi che l'Emilia Romagna ha compiuto verso la qualità e l'innovazione, raggiungendo l'80% di produzione ortofrutticola integrata ed ha illustrato le nuove linee del Piano di Sviluppo Rurale che daranno priorità all'innovazione delle filiere, alla logistica ed alla formazione dei giovani anche attraverso il rifinanziato Progetto Frutta nelle Scuole. Si trattta di 100.000 studenti in oltre 500 istituti regionali a cui occorre portare prodotti di grande qualità per fidelizzarli all'ortofrutta.

Grande attenzione anche all'export verso gli USA dove il governo ha ventilato l'ipotesi di un forte aumento dei fondi per la promozione e la valorizzaziome dei prodotti in partmership con le catene disrributive locali.



Nella foto, da sinistra: Laura Cantoni - Astarea, Marco Salvi - Fruitimprese e Francesco Pugliese - ADM

Serve un recupero di credibilità al consumo
Commentando l'analisi del CSO, Francesco Pugliese Presidende di ADM, l'Associazione della Distribuzione Moderna, ha sottolineato il fenomeno dei discount, che avevano una politica iniziale di basso prezzo a fronte di un basso servizio ma che ora stanno evolvendo verso un maggior servizio ma con prezzi sempre competitivi. Si tratta però sempre meno di una battaglia fra format e sempre più di una guerra fra insegne alla ricerca della soddisfazione di un consumatore che vuole qualità a prezzi accessibili. Il Presidente di ADM ha inoltre evidenziato la negatività della pressione promozionale che finisce esclusivamente per togliere valore al prodotto, ricordando che l'iniziale aumento delle vendite grazie alla pressione promozionale porta poi ad una riduzione del valore percepito sui prodotti dai consumatori.



Nella foto una veduta della folta platea

Sono intervenuti anche i rappresentati della produzione Renzo Piraccini (Apofruit) che ha sottolineato l'importanza della marca e dell'innovazione per conquistare quote di mercato; Cristian Moretti (Agrintesa) ha ribadito la necessità di fare uno sforzo per ritrovare redditività per la produzione, mentre  Marco Salvi (Fruitimprese) ha evidenziato la necessità di trovare sbocchi commerciali verso i Paesi esteri. Tutti infine hanno concordato che per migliorare i consumi occorre una stretta sinergia tra la Produzione e la Grande Distribuzione.

"Dobbiamo prestare la massima attenzione alle esigenze dei consumatori - ha dichiarato Paolo Bruni, Presidente di CSO - sintetizzabili in 5 punti chiave: sicurezza, benessere, legame con la natura, facilità d'uso, stile di vita semplice, risparmio e lotta allo spreco. Da parte di CSO - ha rimarcato il Presidente Bruni - ci mettiamo a disposizione, come tavolo tecnico, per studiare a fondo i problemi e dare supporto alle Istituzioni e alle Organizzazioni dei Produttori per sollevare questioni importanti sul fronte consumi, come il riconoscimento dei requisiti salutistici della frutta e della verdura da parte di EFSA, l'armonizzazione europea dell'uso dei fitofarmaci, la creazione di un catasto nazionale delle principali specie frutticole.

In chiave di comunicazione - ha concluso Bruni - il nostro impegno è oggi più che mai indirizzato verso la creazione di un rapporto stretto con la Grande Distribuzione per collaborare ad inventare spazi dedicati all'ortofrutta più vicini alle nuove esigenze del consumatore."

 
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