PESTO AL BOTULINO, 15 MILA VASETTI A RISCHIO MA LE PRIME ANALISI ESCLUDONO LA TOSSINA

PESTO AL BOTULINO, 15 MILA VASETTI A RISCHIO MA LE PRIME ANALISI ESCLUDONO LA TOSSINA
Due ricoverati, 100 visite, un'inchiesta "quasi" aperta. Non è servito a scongiurare del tutto un'intossicazione l'allarme lanciato sabato dal ministero della Sanità per una partita di pesto con probabili tracce di botulino.
L’azienda genovese che produce la salsa al basilico aveva immediatamente provveduto a ritirare i vasetti incriminati: una partita comprendente 14.872 confezioni distribuite in Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Valle d'Aosta. Nonostante questo, l'allarme si è diffuso e si sono verificati diversi casi d'intossicazione.
Le prime analisi dell’Istituto Superiore della Sanità, in attesa dei risultati ufficiali previsti per giovedì, dicono che “dopo 24 ore non c’è stato alcuno sviluppo della tossina del botulino nei vasetti esaminati”.
Nelle prossime ore il procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico dovrebbe aprire un fascicolo su quanto accaduto. Il condizionale dipende dai tempi in cui carabinieri del Nas e ispettori dell'Asl 3 consegneranno la relazione su quanto accaduto e sull'ispezione avvenuta nella mattinata di ieri all'interno dello stabilimento dell’azienda Bruzzone e Ferrari di Genova. I militari hanno controllato tutta la filiera della produzione e raccolto campioni di prodotto che saranno ora inviati ad alcuni laboratori. Il fascicolo, una volta aperto, sarà affidato al pm Stefano Puppo.
Delle 10 persone ricoverate negli ospedali genovesi per sospetta intossicazione da botulino dopo aver mangiato pesto prodotto dall'azienda Bruzzone e Ferrari, 8 sono state dimesse e 2 restano sotto osservazione. Oltre 100 le persone che sono invece state visitate e dimesse.
“Per fortuna la ditta genovese ha dato l'allarme in tempo - ha commentato Paolo Cremonesi, responsabile dell’Ospedale Galliera di Genova - altrimenti l'intossicazione sarebbe stata ben più estesa”.
Tutte le strutture sanitarie della Regione Liguria sono state attivate. “Dal primo momento, stiamo seguendo con la massima attenzione questo possibile rischio botulino - spiega l'assessore regionale alla Salute, Claudio Montaldo - emerso dalle procedure di autocontrollo su una partita di pesto distribuita in Piemonte. Le procedure sono state eseguite dalla stessa ditta produttrice Bruzzone e Ferrari di Genova-Prà, alla quale va il nostro apprezzamento per aver provveduto, insieme con gli operatori sanitari, a ritirare subito il prodotto dal mercato che appartiene al lotto 13 G03 con scadenza 9 agosto 2013”.
La tossina responsabile del botulismo può provocare conseguenze molto gravi, evitabili con il siero entro 48 ore dall'ingestione o ricorrendo alla rianimazione. Gli effetti del botulino sono infatti temporanei, anche se in alcuni casi possono protrarsi per mesi. Nelle forme più gravi le tossine si legano alle fibre del sistema nervoso e aggrediscono l'organismo a partire dai nervicranici. Prima compaiono disturbi alla vista, poi difficoltà a deglutire e problemi intestinali, soprattutto stitichezza. La conseguenza più grave è la paralisi dei muscoli respiratori, che può portare alla morte se non si provvede immediatamente alla respirazione artificiale.
La Coldiretti denuncia l'ennesimo allarme, l'ultimo di una lunga serie. “Con l'annuncio della sospetta presenza di botulino in pesto genovese lanciato dal Ministero della Salute aumentano gli allarmi alimentari in Italia che nel primo semestre dell'anno sono stati ben 268, con una tendenza all'aumento rispetto al 2012 quando erano stati pari complessivamente a 517 i casi rilevati nell'intero anno”.
Da parte sua la Cia ricorda come, di fronte a un allarme alimentare, quasi il 45% degli italiani ammette di evitare l’acquisto del cibo finito “nel mirino” per un certo periodo di tempo. “La ‘paura a tavola’ - sottolinea la Cia - incide pesantemente sui consumi, soprattutto in Italia dove la garanzia di sicurezza alimentare è il criterio al primo posto nelle scelte di acquisto per otto cittadini su dieci. Per questo bisogna agire in fretta e fare al più presto tutte le verifiche”.

Fonte: La Repubblica - Corriere della Sera - Coldiretti - Cia