MISSIONE IN EGITTO DI AGRINTESA: BUONE POSSIBILITA' DI PARTNERSHIP PER LA FRUTTICOLTURA ITALIANA

MISSIONE IN EGITTO DI AGRINTESA: BUONE POSSIBILITA' DI PARTNERSHIP PER LA FRUTTICOLTURA ITALIANA
È rientrata la settimana scorsa la delegazione di Agrintesa partita alla volta dell'Egitto grazie ad un viaggio studio organizzato con la collaborazione di Irecoop Emilia Romagna, sede di Ravenna. Scopo della missione nel paese nordafricano, riporta il quotidiano RavennaNotizie.it, il confronto fra i differenti modelli produttivi e l'opportunità di verificare il grado di sviluppo tecnico e organizzativo di altri paesi a vocazione frutti-vinicola, potenziali concorrenti ma anche possibili partner commerciali.
"Grazie a questo viaggio - spiega Ugo Palara, responsabile tecnico Agrintesa - abbiamo potuto visitare alcune aziende egiziane collocate nella zona nord del paese, fra Il Cairo e Alessandria. Un territorio reso fertile dalla disponibilità di acqua derivata dal Nilo o da pozzi sotterranei".
La frutticoltura egiziana comprende prevalentemente colture come datteri, banane e agrumi, "ma - continua Palara - nelle aziende più importanti, che hanno realizzato importanti investimenti tecnologici, sono comparse da una decina di anni anche pesche, nettarine, fragole, uva da tavola e albicocche. Di rilievo anche le produzioni orticole come patate e cipolle, fagiolini e altri legumi, pomodori, asparagi ecc., che in alcuni casi riescono a fornire due raccolti l'anno".
Lo sviluppo economico del paese africano ha subito un enorme stallo in seguito alla rivoluzione del gennaio 2011. "Le imprese agricole - sottolinea il responsabile tecnico - faticano a reggere il passo, poiché sono diminuiti i rapporti internazionali di scambio sia tecnologico che commerciale".



Si parla di imprese di capitali con aziende di grandi dimensioni (da 200 a 1.300 ettari), che godono di grande disponibilità di manodopera a basso costo e di efficaci programmi per affiancare alle coltivazioni locali nuove produzioni da avviare 'fuori stagione' sui mercati internazionali, soprattutto europei e medio-orientali.
"Questo viaggio di studio - prosegue Palara - ci ha permesso di toccare con mano il processo produttivo di alcune di queste realtà agricole e gli standard qualitativi e quantitativi dei loro impianti. Ad un coltivatore, così come ad un tecnico o ad un operatore commerciale emiliano-romagnolo, l'Egitto appare oggi, più che un competitor, un possibile partner. La frutta sub-tropicale e temperata in primavera e alcuni tipi di ortaggi, possono rappresentare una valida opportunità di scambio con prodotti frutticoli tardivi, come pomacee e kiwi, per i quali le nostre imprese sono leader".
"Un altro aspetto interessante del paese nordafricano - conclude Palara - appare la possibilità di introdurre know how, innovazioni tecnologiche e mezzi di produzione che servirebbero a migliorare gli standard produttivi. E anche in questo caso l'Italia avrebbe tutte le carte in regola per costruire valide sinergie".

Fonte: Ravenna Notizie